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Lo Yoga nella preghiera corporea

Lo Yoga nella preghiera corporea

Estratto dal libro “Yoga, un amore maturo” di Nadia Berti, edito da Om edizioni.

Quando si comincia a praticare una disciplina corporea, ma che supera il corpo e lo comprende, come lo yoga, si comincerà a raffinare il rapporto con il proprio corpo. Si comincerà, cioè, a sentirne e comprenderne meglio la voce, i bisogni, i limiti, si avrà maggiore consapevolezza di ciò che gli fa bene e ciò che gli fa male, e si imparerà anche che questo può variare nel tempo a seconda delle stagioni, della fase della giornata, del periodo di vita, dello stato emotivo e psichico. Si farà maggiore attenzione a moltissimi segnali e sintomi che il corpo ci invia e ci si renderà sempre più conto di come queste spie rosse siano ottime prevenzioni alla malattia e ad un generale stato di benessere psico-fisico. Nel caso delle donne si ascolterà e conoscerà meglio il proprio ciclo mestruale e la propria sessualità, riuscendo così anche a instaurare un migliore e più amorevole rapporto con il proprio corpo e con i suoi mutamenti. La nostra postura, la respirazione, il nostro modo di camminare e di muoverci, la nostra gestualità e la nostra velocità nel fare le cose e usare gli oggetti… tutto cambierà e sarà connotato di maggiore dolcezza, consapevolezza e anche cose semplici e piccole acquisiranno un maggiore senso, una totalità con il resto del mondo. Niente sarà slegato da noi e dal nostro corpo, il nostro corpo stesso riprenderà la sua unione interna, e prenderà consapevolezza di essere uno in molti e molti in uno. Infatti, come ci insegnano le tradizioni orientali tra cui lo yoga, siamo composti da più corpi, in particolare un corpo fisico strettamente legato ad un corpo etereo/pranico, un corpo emotivo, un corpo psichico o mentale e un corpo animico.

Anche Alberto Camici, parlando del pensiero di Giovanni Vannucci, tratta il tema e dice:

Tale conoscenza si può realizzare partendo anzitutto dal nostro corpo per mezzo di un’esperienza concreta del mistero che si nasconde anche nel ritmo del nostro respiro, nel battito del nostro cuore, nell’origine dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Ma questo itinerario, prettamente simbolico, richiede un difficile lavoro interiore, nel quale tutte le nostre energie siano tese a superare la dispersione e la frammentazione attraverso il potere unificante dei simboli.[I]

 

Il libro appena citato tratta, tra le altre cose, il tema della corporeità e della preghiera profonda, definendola una condizione per aprirci a Dio nella verità del nostro essere, la quale ci permette di cogliere meglio la complessità dell’essere umano. Su questo tema riporto queste parole, troppo belle per non essere riportate integralmente, una visione della meditazione sulla struttura dell’uomo che si sposa perfettamente con la visione orientale:

Io sono la sintesi della natura voluta da Dio. In me c’è il regno minerale: il corpo fisico, visibile. In me c’è la forza strutturante del regno vegetale: il corpo vitale o eterico. In me c’è la vita animico-emotiva del regno animale: corpo senziente o astrale. In me c’è un Principio che non s’incontra negli altri regni della natura: la coscienza individuale, l’Io, l’elemento mentale-spirituale. In me solo il corpo minerale è visibile. Il corpo fisico è un corpo tessuto di spazio. Il corpo eterico è un corpo tessuto di tempo: nasce, cresce, muore e determina la nascita, la crescita, la morte del corpo fisico. Il corpo senziente o astrale è un corpo di luce extraspaziale ed extratemporale. L’Io è l’essenza della luce in quanto è in diretto rapporto con il principio della luce. Io ho in comune con il mondo fisico il corpo minerale. Io ho in comune con il mondo animale il corpo astrale, parimenti invisibile. Io ho in proprio l’essere spirituale. Per i primi tre corpi sono affine agli animali: attraverso i sensi sono mosso da istinti e impulsi emotivi, da essi dipendo senza la possibilità di autonomia con l’energia del pensiero devo giungere a dominare il corpo emotivo, il corpo vitale, il corpo fisico.[II]

Esistono molti autori e molti religiosi che trattano il tema dell’incontro tra fede cristiana e pratica yogica, esperienze vissute e incarnate personalmente e che ne hanno caratterizzato la storia personale, ma non è questa la sede per approfondire l’argomento, per quanto interessante, lascio nella bibliografia degli spunti per chi desiderasse approfondire tale filone. A nome di tutte le possibili citazioni, però, porto qui una breve recensione scritta da me su di un testo molto interessante di Padre Antonio Gentili, “Le ragioni del corpo”.

Già dalla prima pagina l’autore dà una definizione di corpo, sostenendo che si tratta di un ospite e compagno dell’anima. Fin da questa definizione si può intendere come questo libro cerchi di trovare degli agganci tra una visione cristiana del corpo e della preghiera, con le tecniche psico-spirituali dello yoga, in particolare della meditazione. Il libro descrive, passo passo, il legame tra i centri energetici, o chakra, e i punti vitali che possiamo incontrare anche nei racconti del Vangelo e nella pratica della preghiera profonda. L’autore tratta del segno della croce:

Il segno della croce non nasconde un cammino di autentica iniziazione al mistero? Esso comporta anzitutto la progressiva familiarizzazione con l’unico e trino Signore. (…) L’energia che essi racchiudono (…) viene accolta dall’intera nostra persona, dal momento che il gesto fonde la dimensione verticale (altezza-profondità) con quella orizzontale che ci dilata ai confini del mondo. In particolare, sulla mente e sul cuore si posa la mano benedicente come ad indicare i due centri più importanti in ordine all’esperienza interiore (…)[III]

Il libro elenca, uno per uno, tutti i centri energetici, dividendo i tre centri inferiori (corrispondenti al I, II e III chakra) dai quattro superiori (dal IV al VII), ogni capitolo è corredato da esercizi spirituali che aiutano il praticante a mettere in pratica questa interiorizzazione dei centri energetici utilizzando temi e “ambientazione” tipiche della preghiera cristiana. In particolare, l’autore fa riferimento alla preghiera a Gesù o Preghiera del Cuore, conosciuta anche come preghiera del Pellegrino Russo, tecnica di preghiera profonda usata dagli esicasti, uno splendido esempio di incontro tra spiritualità orientale e occidentale che anticipa i padri della Chiesa e il “moderno” cristianesimo e di cui abbiamo appena parlato. In ultima analisi l’autore porta esempi di esperienze mistiche di alcuni santi, che hanno fisicamente esternato il contatto con il divino attraverso una specifica zona del corpo.

Per capire meglio vediamo una piccola carrellata di tutti i centri energetici, partendo dall’alto e scendendo verso il basso:[IV]

La sommità del capo – VII chakra, Sahasrara 

L’autore cita anzitutto la rappresentazione dell’aureola come costante dell’iconografia cristiana, spesso rappresentata anche con lingue di fuoco, come simbolo dell’irradiazione dello spirito santo, che nello yoga è rappresentato dal suono Om, come disse il maestro Paramhansa Yogananda.[V]

L’occhio spirituale – VI chakra, Ajna

Sede dell’apertura al trascendete, della chiaroveggenza e del discernimento. Qui l’autore riporta esempi di Santi che ebbero il carisma della chiaroveggenza, ovvero della premonizione di eventi realmente accaduti

La bocca/gola – V chakra, Vishuddi

L’autore racconta qui degli episodi registrati in ambiente cristiano di glossolalia, ovvero il dono di parlare lingue sconosciute, durante una profonda preghiera/meditazione.

Il cuore – IV chakra, Anahata

Sede dell’amore cristico, anche secondo lo Yoga tradizionale, l’autore qui ci parla della tradizione mistica in cui non sono pochi gli esempi di «trafitture, trapianti e sostituzioni di cuore».

Il plesso solare – III chakra, Manipura

Meno vistose le attivazioni carismatiche riguardanti i 3 chakra inferiori, l’autore ci parla della «straordinaria forza che si sprigiona nei martiri quando devono affrontare prove atroci».

Le viscere – II chakra, Swadhisthana

Qui, entrando più in una manifestazione emotiva piuttosto che fisica, l’autore parla della grande carità espressa da molti santi. Come se la commozione davanti alla povertà e al dolore “aprisse le viscere”, basti pensare a Madre Teresa di Calcutta.

Il centro basale – I chakra, Muladhara

Riguardo questo centro energetico l’autore ci parla della lievitazione dei santi, sottolineando come l’energia, durante le pratiche spirituali, salga dal basso verso l’alto, attraversando cioè i chakra superiori.

 

Per info e per ordinare il libro: Nadia Berti www.yogazione.it   [email protected]   FB: Eco-Yogico

[1] Alberto Camici, “Uomo di Luce. Mistagogia e vita spirituale in Giovanni Vannucci”. Gabrielli Ed., 2001, pag. 117.

[2] Ivi pag. 130.

[3] Antonio Gentili, ”Le ragioni del corpo. I centri di energia vitale nell’esperienza cristiana”, ed. Ancora, 2007 pag. 27.

[4] Per approfondire il tema dell’unione tra corpo e spirito che si ritrova anche nel Cristianesimo, nonostante sia poco conosciuto e poco approfondito, vorrei citare il prezioso contributo di Alberto Camici in “La fonte e il cuore. Cristianesimo e iniziazione”, pag. 55: «Il messaggio che ci viene comunicato da queste corrispondenze tra spirito e corpo ci porta a considerare un dato di fatto inconfutabile: ogni bene, ogni dono dall’alto, necessita pur sempre di una natura atta ad accoglierlo e questa, più si rende disponibile, più viene curata, maggiori frutti riceve (Lc 8,4). Per concludere, non dimentichiamoci l’attenzione che nel cristianesimo viene riservata ai centri superiori piuttosto che ai centri inferiori sacrale, sessuale, e al plesso solare. Così nel rito del Battesimo il segno della croce viene tracciato sulla fronte, sul cuore, sulla nuca (…). Lo spazio tra le sopracciglia è sempre stato riconosciuto come il centro della illuminazione. L’imposizione delle mani e l’unzione sono gesti inerenti al conferimento dell’Oriente sacro. Si tratta insomma di un insieme di dati che ci rivelano una conoscenza dei centri sottili del corpo umano anche da parte della cristianità primitiva. Se poi ci riferiamo alla tradizione spirituale dell’Oriente cristiano, incontriamo la pratica dell’Invocazione del Nome di Gesù, sviluppatasi soprattutto tra i Padri della scuola sinaitica e tra quelli de Monte Athos.»

[5] Paramhansa Yogananda,“Il vangelo di Gesù, vol 1”, Vidyananda Edizioni, 1999.

 

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Il Giornale dello Yoga
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Circa l'autore

Mi chiamo Nadia Berti, sono laureata in antropologia e sono mediatrice interculturale e interreligiosa, insegno Raja Yoga, Yoga in Gravidanza & Post Parto, Riequilibrio posturale ed energetico e Yoga per bambini nelle scuole con metodo Balyayoga® nell'Appennino bolognese e a Bologna

Il mio blog: Yogazione

I miei prodotti fatti a mano: Eco-Yogico

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