
Yoga per i migranti
Sappiamo tutti la grandezza dell’emergenza che l’Africa e il Medio Oriente stanno vivendo durante questi lunghi anni. Sono centinaia di migliaia le persone che scappano da guerra, fame, carestia e regimi politici in cui le libertà fondamentali dell’uomo non sono rispettate.
Scappano verso l’Europa in cerca di ospitalità e di una nuova possibilità. Arrivano dopo un viaggio durato mesi, in cui hanno attraversato zone di guerra, deserti aridi e mari pericolosi. Hanno affrontato resistenze, eserciti e polizie, hanno rischiato la vita e hanno viaggiato con ogni mezzo a disposizione (che si riducono ad essere, nella maggior parte dei casi, soltanto le loro gambe).
Arrivano qua stremati e sotto choc e vengono parcheggiati in aree di prima accoglienza in attesa di capire cosa ne sarà di loro.

Questa massa umana di gente è difficilmente gestibile e crea inevitabilmente tensione con i “locali”, che sentono minacciato il buon funzionamento della loro società.
Purtroppo non esistono soluzioni semplici ad un fenomeno di una portata così vasta. Per affrontare la situazione bisogna riuscire a vedere il fenomeno da un punto di vista più vasto e quindi proporre soluzioni pragmatiche e costruttive, basate sulla compassione (bellissima parola che viene dal latino e significa “patire con”, sentire le sofferenze dell’altro come proprie), terreno comune a tutti gli uomini, per cercare sistemi che allevino le sofferenze sia di chi migra, sia di chi subisce la migrazione.
Il Dalai Lama, con pragmatismo e saggezza, fotografa benissimo il fenomeno che si sta delineando in Europa:
“Se guardiamo in faccia ogni singolo rifugiato percepiamo la sua sofferenza. Chi può ha la responsabilità di aiutarli ma d’altra parte ora ce ne sono troppi in Europa […] così tanti che sono difficili da gestire. Ritengo che moralmente questi rifugiati debbano essere accolti temporaneamente ma l’obiettivo deve essere quello di farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi”.

Yoga nei campi profughi, un progetto da aiutare
All’interno di questa visione penso sia molto bello il progetto che stanno organizzando i ragazzi di YoGaRound: vogliono portare lo yoga e la meditazione all’interno dei campi di Karamanlis e Frakabor, situati vicino a Salonicco, in Grecia.
Lo Yoga, la respirazione consapevole e la meditazione sono ottimi strumenti per diminuire lo stress post traumatico, la paura e la depressione e migliorare lo stato fisico, emotivo e mentale dei profughi e dei migranti.
Il progetto mira a superare le barriere linguistiche e culturali direttamente sul tappetino, attraverso sorrisi ed empatia, con l’intento di creare momenti di svago, rilassamento mentale e di crescita personale reciproca, lasciando un piccolo seme che possa germogliare e crescere anche nel periodo che segue la fine del progetto.
YoGaRound attualmente sta cercando fondi per avviare questo bellissimo progetto, se vuoi dare una mano puoi trovare tutti i dettagli qui: Produzioni del basso – YogaRound
Sarebbe bellissimo se lo yoga potesse essere il primo passo di queste persone, per cominciare a ricostruirsi un futuro. E non sarebbe bello solo per loro, sarebbe molto bello anche per noi europei.
Il seme che piantiamo oggi potrebbe far nascere un albero domani, fatto di gente che abbiamo aiutato e che adesso è pronta a tornare a casa e cambiare ciò che non va.
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I ragazzi di YoGaRound vogliono portare lo yoga e la meditazione all'interno dei campi profughi di Karamanlis e Frakabor, situati vicino a Salonicco, in...
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