
Tutto è sogno! Ma che vuol dire?
Chiunque abbia intrapreso un qualsiasi cammino di ricerca interiore, sa che prima o poi ci s’imbatte nel famigerato velo di Maya, il velo dell’illusorietà del mondo fenomenico. La dottrina della Maya, più che fondamentale in tutte le scuole di buddismo come nella scuola vedantica dell’Induismo, asserisce che tutta la creazione cosmica è illusoria, una fantasmagoria che non ha una vera esistenza; mondi e universi sono prodotti della mente, sono della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.
“Maya è il Velo Magico, sempre indossato dalla Natura, la Grande Madre Iside, che vela la Realtà. È solo per mezzo dello yoga che il Velo può essere squarciato e l’uomo può essere condotto verso l’autocoscienza e l’auto conquista in cui si trascende l’Illusione… Come un alchimista di cose spirituali, il maestro di yoga separa le scorie, cioè l’Ignoranza, dall’oro, cioè la Giusta Conoscenza. Così egli viene liberato dalla schiavitù delle Apparenze“

Tutto è sogno
Ma che vuol dire? E, soprattutto, cosa farci allora di questo sogno nelle nostre vite quotidiane? Il velo di Maya tolto dagli occhi non è che fa scomparire la realtà materiale e il mondo improvvisamente non esiste più, (anche se in un certo senso è proprio così!), quello che scompare è una percezione distorta della realtà materiale e del mondo fenomenico.
E qual è questa percezione distorta? È l’illusione, o piuttosto l’ossessione, del materialismo e dell’oggettività delle cose. Che ne siamo consapevoli oppure no, non esiste che un unico organo e questo organo è la Coscienza in tutta la sua illimitatezza. Mentre noi siamo abituati (ma più che altro “ipnotizzati” da programmazioni inconsce molto profonde) a identificarci con la mente sensoriale che limita o blocca del tutto le nostre potenzialità creative.
Tutto è sogno, perché la realtà ha una natura immaginale. Dunque, non oggettiva, non materiale. Immaginale. Poetica. Animica.
Tutto è sogno nel senso che niente ha una realtà fissa, oggettiva, sostanziale, bensì mutevole, evanescente, spirituale. E pertanto, libera.

Che succede realizzando che tutto è sogno?
Ci si sveglia. Ma solo per sognare sogni più veri, integrali e plurali come l’universo.
Non è che la realtà esterna smette di esistere (il rumoroso vicino di casa o le bollette da pagare non si disintegreranno nel nulla!), solo cambia completamente la percezione della sua natura essenziale di fondo e, simultaneamente, cambia il nostro rapporto con tutto ciò che ci circonda. Lo spessore delle cose contingenti si assottiglia al punto di svanire, muta la nostra interazione con gli eventi stessi, la relazione di fondo, l’atteggiamento che ci guida e, di conseguenza, si accede a quella condizione del vivere in assenza di sforzo che ci rende, appunto, sognatori creativi del sogno e non più vittime. E pertanto, liberi.
Non è che si smetta di avere un corpo fisico con le sue esigenze fisiologiche (anche se, probabilmente muteranno anch’esse man mano che si approfondisce l’esperienza /consapevolezza dello stato di sogno e del corpo illusorio), ma se ne recupera la natura simbolica quale veicolo di pura apparizione – per dirla come i buddisti – rivestendolo di grazia, leggerezza, e poesia dal potere creativo irrefrenabile.
Tutto è sogno, dunque, in quanto tutto è anima. Ovvero, tutto ha una dimensione invisibile, poetica, simbolica, immaginale, allegorica e mitologica che abita il nostro silente linguaggio dell’anima ancor prima di qualsiasi letteralismo o epistemologia dominante. È la casa del mistero, degli dei o spiriti, o eidola o idee, dell’amore e del fare anima. Il suo opposto è la prigione dell’anima addomesticata ma anche del corpo-oggetto, il materialismo, appunto, che tratta le persone, le cose, gli eventi, le malattie, come fossero entità concrete da possedere e manipolare. Come se gli eventi non dipendessero dalla nostra facoltà di immaginarli! È il peggiore incantesimo a cui credere. Ma alla mente conviene crederci perché solo ciò che è trattato alla stregua di oggetto può essere controllato e la mente (o quantomeno la mente egoica), che altro vuole se non il controllo?

La sostenibile leggerezza dell’essere: l’impermanenza
Diretta conseguenza del fissarsi sulla realtà come fosse oggettiva è la paura, direttamente proporzionale alla percezione dell’attaccamento a qualcosa. Qualsiasi tipo di paura, in fondo, può essere ridotta alla paura di perdere qualcosa o qualcuno. Insomma, se proprio dobbiamo votarci a un incantesimo, tanto vale scegliere quello che ci rende davvero liberi, riconnettendoci alla fonte originaria della gioia che non dipende da nessuna condizione esterna. La condizione che lo yoga tantrico ama poeticamente evocare come “piacere immoto”, un piacere che non muore mai. Come potrebbe, infatti, scemare una beatitudine che non si attacca a niente? Arriviamo al nocciolo della splendente vacuità del nulla.
Tutto è sogno in quanto la realtà ha l’inconsistenza della luce – la chiara luce dell’esistenza primaria – del riflesso della luna sull’acqua o dell’arcobaleno, per usare altre belle immagini della tradizione yogica tantrica. La realtà, cioè, è impermanenza.
Il suo opposto è Chittamaya come i buddisti chiamano l’illusione della mente, il velo di Maya appunto, l’ipnosi della coscienza. Uscire da questa ipnosi richiede un cambiamento di coscienza che passa completamente attraverso il corpo, in quanto non è qualcosa che può essere appreso mediante concetti – non è un’esperienza intellettuale – ma è un canto che deve vibrare fino all’ultima cellula del corpo. È un’esperienza corporea non in senso oggettuale ma vibrazionale, energetico, che utilizza il potenziale vitale del corpo illusorio. Un rituale da celebrare ogni giorno ricordandoci incessantemente che stiamo sognando e che siamo noi i sognatori del sogno. Un rituale di deprogrammazione dal senso del materialismo impresso nella nostra memoria cellulare, con tutti i suoi annessi e connessi (sensi di paura, colpa, prudenza, inferiorità, inadeguatezza …).
Siamo i sognatori del sogno.
E allora, come si può cadere vittima del nostro stesso sogno?
“In questo corpo c’è il monte, circondato da sette isole, vi sono sette fiumi, mari, monti, campi e proprietari di campi. Ci sono saggi e asceti, tutte le stelle e i pianeti, i santuari, i luoghi sacri e le divinità protettrici che li abitano: Vi si muovono il sole e la luna, autori della creazione e della distruzione. Vi sono anche l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra.”
La differenza tra sognare, immaginare e fantasticare
Sognare non vuol dire credere a fantasticherie fini a se stesse, bensì tornare ad essere maestri della nostra vita, maghi dei nostri eventi, danzatori e danzatrici in accordo con la nostra melodia più intima. Vuol dire essere visionari, pionieri di un nuovo modo di agire nel mondo che stravolge le regole imposte dalla possessività del dominio mentale a favore di una sana disobbedienza creativa. Perché quando si spezza l’incantesimo del mondo oggettivo riconoscendone l’aspetto illusorio, non ci si aggrappa più a nulla e si entra nel regno dell’inusuale, dell’inatteso, della magia. Non si ha più un rapporto possessivo con la realtà, bensì estetico creativo.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo” diceva Walt Disney… E se puoi farlo, puoi anche distruggerlo, perché sei tu l’artefice della tua creazione. Dunque, non sei più prigioniero in casa tua! Perché non c’è nulla di ciò che esiste che, per poter esistere, non sia stata prima immaginato.
Capirete l’importanza di riappropriarsi di questa dimensione immaginale da cui prende letteralmente forma il nostro vissuto, e di deprogrammarsi dalla dimensione materiale che questo vissuto, piuttosto, lo deforma.
La seconda mattina il maestro domandò a Yuko di chiudere gli occhi e disse:
“La luce è interiore, è dentro di noi. Solo il colore è fuori. Chiudi gli occhi e dimmi che cosa vedi”
“Maestro”, disse Yuko, “vedo la luce bianca della neve.”
Mentre diceva queste parole, Yuko si sentì sorridere. Era un bel mattino di primavera. Il sole era rovente come un’incudine.
È vero”, disse Soseki, “qui quest’inverno ha nevicato. Cominci a diventare veggente”.

Consigli di lettura
Maxence Fermine, Neve
Ma gcic, Canti spirituali
Pierre Lévy, Il fuoco liberatore
Matteo Ficara, Le stanze dell’immaginazione
Selene Calloni Williams, Thonban Hla, la leggenda
W.Y. Evans-Wentz, Lo yoga tibetano e le dottrine segrete
Nonterapia, Il manifesto degli Immaginalisti
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Chiunque abbia intrapreso un qualsiasi cammino di ricerca interiore, sa che prima o poi ci s’imbatte nel famigerato velo di Maya, il velo dell’illusorietà del mondo...
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Cecilia Martino
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Il Giornale dello Yoga
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? molto chiaro e illuminante!