
La Tradizione Mistica Andina
La Tradizione Mistica Andina è una pratica spirituale che considera l’Universo intero come “vivente” e quindi pieno di Energia al quale connettersi per ottenere benessere personale.
Un po’ di storia
La tradizione mistica andina è arrivata fino a noi grazie al lavoro di ricerca svolto da Oscar Nunez del Prado, antropologo, che nel 1955 organizzò una spedizione di ricerca in una zona del Perù vicino a Cuzco, chiamata Q’ero. Qui il ricercatore fa una scoperta davvero importante, ossia l’esistenza di una comunità indigena, appunto i Q’ero, che vive tra i 2.800 e i 4.900 m sopra il livello del mare in piena armonia con la natura che li circonda.
La nazione Q’ero è formata da circa 4.000 persone, diretti discendenti degli Inca e hanno il grande merito di aver mantenuto in vita la tradizione spirituale andina nonostante la conquista spagnola.
Vivere in questa zona significa dover investire bene le proprie energie fisiche per cui l’arte spirituale che seguono è fatta di pratiche concrete e semplici, dove non ci sono posizioni da tenere né obblighi su dove o per quanto tempo applicarle, seppur gli stessi maestri ritengono che per meglio far fluire l’energia ed evolvere bisogna applicarsi, fare esperienza ed allenarsi.
Nel 1968, Juan Nunez del Prado, figlio di Oscar, anche lui antropologo, segue le ricerche del padre, che lo avevano coinvolto fin da quando era bambino, e guida una nuova ricerca nella nazione Q’ero. Segue un lavoro profondo di conoscenza della loro cultura e dopo 10 anni circa di studio sui Paqos, ossia su coloro che avevano continuato a praticare la tradizione andina, diventa lui stesso un Paqo seguendo gli insegnamenti di vari maestri del livello più alto (“quarto livello”).
Così Juan Nunez del Prado comincia a praticare e a ricevere le iniziazioni sull’arte di camminare nel cosmo vivente, in quechua “Kausay Puriy”, dai maestri andini.

La Visione Andina, Una breve introduzione
Per la tradizione andina l‘universo intero e quindi tutte le sue manifestazioni, pianeti, fulmini, mari, laghi, montagne, pietre, alberi, animali, uomini, sono fatti di energia vivente, di “Kausay”; imparare a connetterci in e con essa ci permette di evolvere e diventare consapevoli di noi stessi e di poter sviluppare tutte le potenzialità che sono racchiuse in noi.
Le pratiche hanno l’obiettivo di produrre benessere, mantenere fluida l’energia e di conoscere e potenziare il nostro potere personale.
Nella tradizione andina non è contemplata l’accezione di “energia negativa”, in quanto la vita è di per se stessa un principio affermativo, ma può manifestarsi come “Samiy”(nettare), sottile e confortevole, o “Jucha”, pesante e non confortevole.
Tutta la Natura sa essere in armonia con l’energia, l’unico che può bloccare il flusso armonico è l’essere umano, per questo deve praticare e mantenere uno stato di energia fluida e quindi di benessere.
Non esistendo il concetto di “negativo”, nella tradizione non esiste nemmeno la concezione della “protezione”, poiché se non esiste il “negativo” non ho bisogno di dovermi proteggere da nulla ma solo di mantenere fluida la mia energia; qualora dovessi sentire qualcosa di “non confortevole” o in cui “non mi sento a mio agio”, attraverso la pratica di “Saminchakuy, bagnarsi con l’energia fine”, lasciamo andare e offriamo alla Pachamama (Madre Cosmica) l’energia pesante.

Ainy, la sacra reciprocità
Uno dei principi fondamentali sul quale si fonda la tradizione andina è l’Ainy, la sacra reciprocità.
Praticare l’Ainy significa dare e ricevere e tutto il cosmo si basa su questo. Il senso di questo insegnamento è che “quello che do, ricevo”, per cui se metterò in atto comportamenti che generano energia pesante il cosmo stesso mi darà energia pesante (Jucha), mentre se metterò in circolo energia sottile (Samiy) ne riceverò altrettanta.
Don Benito Qoriwaman, uno dei più alti maestri della tradizione, diceva che la nostra vita terrena è Ainy, poiché la abbiamo ricevuta e alla fine del nostro percorso dovremo donarla.

Secondo la tradizione, noi nasciamo con un seme, l’Inca Muju, il seme dell’Inca, ossia un luogo, un centro dentro di noi, che racchiude tutte le nostre ricchezze, i nostri tesori, le nostre potenzialità e creatività, quindi praticando abbiamo la possibilità di far germogliare e crescere questo seme.
Il seme rappresenta la possibilità che ognuno di noi ha di essere un Inca, cioè di brillare, di essere Illuminati come Pachakuti (Imperatore Inca), come Buddha, come Gesù Cristo.
La tradizione ha una cosmovisione piena di nuovi spunti, ed è un punto di vista che può aiutarci a riconnetterci con la nostra essenza più profonda.
Nel Mondo Oggi
Nel mondo la Tradizione Andina viene fatta conoscere e divulgata attraverso seminari e conferenze pratiche e teoriche tenute da Don Juan Nunez del Prado e da suo figlio Don Ivan Nunez del Prado. Potete leggere una biografia completa, in italiano, di questi maestri su questa pagina.

Don Juan Nunez del Prado

Don Ivan Nunez del Prado
In Italia oggi
In Italia la tradizione andina viene insegnata da Massimo Romagnolo dell’Associazione Ushai di Savona.

Per leggerne un po’
Camminando nel cosmo vivente di J. N. Del Prado
Il ritorno dell’inka di E. Jenkins
Il seme dell’inca di R. Sarti
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La Tradizione Mistica Andina
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La Tradizione Mistica Andina è una pratica spirituale che considera l’Universo come “vivente” e quindi pieno di Energia al quale connettersi per ottenere...
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Stefania Marasciulo
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Il Giornale dello Yoga
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Ciao, articolo molto interessante (come anche il tuo percorso personale). Ho letto i racconti di Hernan Huarache Mamani e mi sembra si riallaccino molto a questa filosofia, sebbene in forma romanzata. È così o si tratta d’altro?
Grazie.