
Shatkarma, le purificazioni del corpo nello Yoga
Quando alla fine del XIX secolo lo yoga arrivò in Occidente, apparve ai più come una strana pratica esotica, fatta da guru-stregoni dotati di poteri paranormali che attorcigliavano il corpo in posizioni impossibili. Oggi invece la situazione è radicalmente mutata: “Yoga” è diventata una parola di uso comune e si vedono regolarmente sulle copertine dei giornali o negli spot pubblicitari immagini di giovani donne sedute nella posizione del loto, in “meditazione”.
Tuttavia esistono ancora oggi parti integranti dello yoga avvolte in un alone di mistero “orientale”, capaci di provocare disagio, alle volte addirittura scandalo, nel grande pubblico. Queste sono gli shatkarma o shatkriya (da shat “sei” e kriya “purificazione”), “le sei tecniche di purificazione del corpo”.
“Senza una regolare pulizia del sistema, non si possono ottenere i massimi benefici dalle pratiche (di yoga). Senza la purificazione del corpo, non si sarà pronti per le pratiche yoga più elevate. Quando il corpo è libero, anche la mente funziona adeguatamente”.
Shatkarma, cosa sono e a cosa servono?
Sfogliando gli antichi testi dello yoga, si scoprono particolari impressionanti su yogi che si inducono il vomito o si fanno passare un filo dal naso alla gola volontariamente!
Anche se sono sicura che alcuni di voi considereranno queste tecniche esagerate o eccessive, è mia convinzione che alcune di queste pratiche siano a tutti gli effetti molto utili anche per gli yogi moderni.
Innanzitutto gli Shatkarma aiutano il praticante a entrare in contatto con alcuni processi che avvengono all’interno del proprio corpo. Questa intimità non si ferma in superficie, ai muscoli, alle ossa e alle articolazioni, ma va più in profondità.
Le tecniche di pulizia dello yoga infatti potrebbero darti una comprensione più profonda del funzionamento degli organi interni, della respirazione, delle forze vitali o delle energie più sottili che governano il tuo corpo. Lo stesso Patanjali, nei suoi Yoga Sutra, pone particolare enfasi alla purificazione del corpo all’inizio del cammino spirituale: il primo degli Niyama infatti è Saucha, la purezza.
Inoltre, le tecniche di purificazione sono considerate uno strumento molto importante per raggiungere l’armonia del corpo e della mente, fondamentali per andare a fondo nella pratica delle asana e del pranayama; nell’Hatha Yoga Pradipika, uno dei testi tradizionali fondamentali sullo yoga, sono considerate obbligatorie per aiutare il praticante a bilanciare i tre elementi fondamentali del corpo (dosha).
“Attraverso le sei azioni (di pulizia), uno è liberato dall’eccesso dei dosha. Poi può praticare pranayama e raggiungere risultati senza sforzo”
Quali sono e come si fanno gli shatkarma?
Nonostante si possano trovare molte altre tecniche di pulizia nei testi classici dell’hatha yoga, in questo articolo vi darò solo una introduzione alle principali kriya che credo siano di maggior interesse per i praticanti moderni.
Nauli
Nauli kriya viene tradotto come “la pulizia dell’ombelico” e consiste nel contrarre i muscoli addominali, isolando i muscoli centrali dell’addome e spostando il muscolo retto addominale con un movimento ondulatorio.
Questo moto ritmico stimola la peristalsi intestinale, tonifica il fegato e contribuisce a migliorare la digestione. Nauli kriya inoltre aiuta a mantenere attivo ed efficiente tutto il sistema digerente ed escretorio del corpo.

Come si fa Nauli Kriya?
Il movimento completo di nauli kriya è molto complicato. Per poterlo apprendere correttamente è necessario che un insegnante esperto te lo dimostri, in modo da poterne capire il funzionamento nel dettaglio, e inoltre serve una pratica costante, tempo e pazienza per riuscire ad eseguirlo in modo preciso ed efficace.
Puoi comunque iniziare ad eseguire questi esercizi per preparare i muscoli addominali. Questa tecnica si esegue a stomaco vuoto, preferibilmente la mattina.
- Posizionati in piedi con i piedi paralleli tra loro alla larghezza delle anche. Piegati leggermente in avanti e posiziona le mani sulla parte alta delle cosce.
- Espira svuotando completamente i polmoni e, trattenendo il fiato, tira la parete dell’addome verso l’interno più che puoi. Poi spingi nuovamente l’addome verso l’esterno, cercando di isolare il pilastro dei muscoli centrali come se qualcuno ti tirasse in fuori l’ombelico.
- Continua a fare questi movimenti in successione per 10 o 20 volte trattenendo il respiro, pompando l’addome verso l’interno e l’esterno. Inspira solo alla fine.
- Riposati per circa un minuto respirando normalmente e poi ripeti altre due o tre volte.
Neti
Neti kriya significa “purificazione delle cavità nasali”. Questa tecnica può essere eseguita in due modi: con acqua (jala neti) o con un filo (sutra neti). Per gli yogi è molto importante mantenere le cavità nasali in perfetta funzionalità, libere e pulite, poiché l’aria, attraversandole, viene riscaldata e filtrata, impedendo a polvere, pollini e batteri di entrare nei polmoni. Secondo gli antichi testi dello yoga infatti le cavità nasali aiutano anche a bilanciare e assorbire il prana o la forza vitale.

Come si fa Jala Neti Kriya?
Jala neti, “la pulizia delle cavità nasali con acqua”, è una delle kriya del mattino. Questa tecnica è abbastanza facile da imparare e serve a tonificare, pulire e lavare i passaggi nasali, e aiuta inoltre a ridurre la predisposizione a raffreddori e allergie. E’ molto utile anche in coloro che soffrono di cefalea (soprattutto quella frontale) e sinusiti croniche.
- Dissolvi mezzo cucchiaino raso di sale marino non iodato, o un altro sale naturale, grezzo in mezzo litro di acqua tiepida.
- Posizionati sopra il lavandino e piega la testa da un lato e leggermente in avanti.
- Usando l’apposito strumento a forma di piccolo annaffiatoio (la tradizionale lota neti o neti pot
), immetti lentamente l’acqua salata dentro la narice del lato opposto a dove hai rivolto la testa. L’acqua scorrerà lungo le cavità nasali e uscirà dall’altra narice.
- Ripeti lo stesso procedimento anche dalla parte opposta e fino a che non sentirai entrambe le narici completamente libere e pulite.
- Ricordati di respirare dalla bocca durante il lavaggio e alla fine di piegarti in avanti e soffiare fuori tutta l’acqua che potrebbe essere rimasta nelle cavità nasali.
Sutra neti, “la pulizia del naso con un filo”, invece è una procedura più complessa e dovrebbe essere spiegata e dimostrata da un insegnante yoga esperto.
Basti
Con basti (scritto anche vasti) si intendono i metodi di pulizia del colon. Sono procedure simili a un clistere evacuativo, che hanno lo scopo di pulire completamente la parte finale dell’intestino crasso. Queste pratiche sono utili se si hanno problemi di stitichezza e intestino pigro. Possono inoltre alleviare alcune tensioni muscolari della zona addominale che possono portare a nervosismo, stress e, in alcuni casi, indurre mal di testa.
Come si fa Basti Kriya?
Tradizionalmente, per eseguire il lavaggio del colon, gli yogi utilizzavano sottili canne di bamboo e l’acqua di un ruscello. Fortunatamente oggi questa pratica non deve più essere svolta all’aria aperta, ma si possono raggiungere gli stessi risultati con un semplice clistere a base di acqua e glicerina. Molti insegnanti di yoga raccomandano questa pratica (almeno un paio di volte l’anno) per mantenere un buono stato di pulizia del colon ed eliminare i residui fecali più densi.
Una pratica più intensa, che permette di effettuare un lavaggio completo dell’intero sistema digerente, è shanka prakshalana (chiamata anche varisara dhauti).
Se sei interessata a provarla, leggi l’articolo specifico con le istruzioni complete per eseguire questa tecnica, Shanka Prakshalana, la conchiglia lucente).
Trataka
Trataka significa in sanscrito “fissare senza sbattere le palpebre”. I testi yogici consigliano questa tecnica non solo per “pulire” gli occhi, ma anche per sviluppare la capacità di concentrazione, purificare le emozioni e conferire calma e rilassamento.

Come si fa Trataka?
La tecnica più semplice consiste nel fissare la fiamma di una candela (nel caso non sia disponibile, va bene anche un piccolo oggetto o un puntino nero su sfondo bianco).
- Siediti in una posizione comoda con la schiena dritta e posiziona una candela di fronte a te, poco al di sotto del livello degli occhi, meglio se in una stanza con poca luce.
- Fissa la fiamma direttamente e cerca, almeno per un minuto, di non sbattere mai le palpebre.
- Poi chiudi gli occhi, rilassati e cerca di visualizzare l’immagine della fiamma per lo stesso lasso di tempo.
- Ripeti il procedimento e incrementa in modo graduale il periodo di pratica.
Se sei interessata all’argomento e vuoi provare altre tecniche per fare trataka, leggi anche l’articolo Sun Gazing, la contemplazione del sole.
Kapalabhati
Kapalabhati significa “rendere la testa raggiante” ed è una tecnica di respirazione che pulisce e tonifica i polmoni, energizzando tutto il corpo.
Come si fa Kapalabhati?
Kapalabhati è relativamente semplice da imparare, ma i principianti dovrebbero consultare un insegnante qualificato per accertarsi di svolgerla nel modo corretto.
- Siediti in una posizione comoda con la schiena dritta e inizia facendo tre lunghi respiri profondi (respiro yogico completo).
- Terminati i respiri iniziali, inspira ed espira in rapida successione dal naso. L’espirazione deve essere rapida e decisa, senza che ci siano contrazioni o tensioni nella faccia e nella gola. Il contributo principale alla espirazione è dato dalla contrazione dei muscoli addominali.
- Ripeti da 25 a 50 cicli.
- Per finire esegui 3 respiri a velocità normale e poi trattieni il fiato a polmoni pieni per almeno 20-30 secondi (ma senza sforzarti).
- Questo è un round completo, puoi eseguirne da 3 a 6 in successione.
Dhauti
Dhauti comprende diverse pratiche di pulizia che, secondo l’antico libro della Gheranda Samhita, si dividono in quattro gruppi: antar dhauti (pulizia interna), danta dhauti (pulizia dei denti), hrid dhauti (pulizia del torace) e mula shodhana (pulizia del retto).
Anche se danta in sancrito significa “denti”, la pratica di danta dhauti si riferisce in generale a diversi metodi di pulizia della zona del capo, tra cui i denti e le gengive (danta mula dhauti), la lingua (jihva mula dhauti), la sommità della testa (kapala randhra dhauti), le orecchie (karna dhauti) e gli occhi (chakshu dhauti).
In questa sede ci occuperemo brevemente di jihva mula dhauti, “la pulizia della lingua”.
Come si fa jihva mula dhauti?
La tecnica di pulizia della lingua è molto semplice. Si esegue al mattino, appena svegli, a stomaco vuoto.
- Gratta la parte superficiale della lingua, dalla radice alla punta, utilizzando l’apposito strumento
(o in mancanza di questo puoi usare anche uno spazzolino da denti o un cucchiaio)
- Esegui una pressione leggera, ma efficace e ripassa più volte, fino ad aver rimosso tutta quella patina chiara che si deposita sopra la superficie della lingua durante la notte.
- Risciacqua la bocca completamente con acqua fresca.

Conclusione
Queste tecniche si sono sviluppate in tempi antichi, quando le condizioni igienico-sanitarie e i metodi di conservazione del cibo erano diverse di oggi. Malgrado ciò, diverse di queste procedure rimangono valide anche ai giorni nostri.
E’ importante tuttavia ricordare che mentre puoi praticare nauli, neti, danta dhauti e trataka tutti i giorni, altre pratiche più profonde e invasive, come le pulizie del colon e dello stomaco, sono da effettuare esclusivamente alcune volte l’anno.
Ricordati inoltre che è più importante seguire quotidianamente una dieta bilanciata e salutare, piuttosto che usare queste kriya come un antidoto all’abuso di cibo o per ovviare alle cattive abitudini.
Per qualsiasi dubbio sulle indicazioni e controindicazioni di queste tecniche ti consigliamo di chiedere consiglio ad un insegnante yoga qualificato o ad un medico ayurvedico.
Articolo pubblicato il 15/04/2016 e aggiornato il 14/04/2017.
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Shatkarma, le purificazioni del corpo nello Yoga
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Gli Shatkarma, le sei tecniche di purificazione del corpo, non servono solamente a pulire il corpo, ma ti daranno una comprensione più profonda del...
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Shakti Pestolioso
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Il Giornale dello Yoga
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