
La strada per samatvam, l’equanimità – parte 2ª
Se non lo hai fatto…
Guardati dentro
Per ottenere l’equanimità bisogna imparare a vivere in questo mondo come la lingua in mezzo a una schiera di trentadue denti. Si trova in una condizione pericolosa, può essere dilaniata in qualsiasi momento, ma ciò nonostante riesce a rimanere incolume. Dobbiamo diventare bravi come la lingua, muoverci tra i conflitti della vita senza lasciarci coinvolgere, affrontare alti e bassi, speranze e delusioni, senza farci toccare.
Si può trovare l’equanimità soltanto dentro. Guardati dentro. Ogni volta che ti ricordi, cerca dentro il silenzio che è il tuo vero linguaggio. Se non trovi pace lì, non ne troverai da nessun’altra parte. Chiudi gli occhi. Rilassa i muscoli e i nervi. Per un attimo, ritira i sensi e la mente dagli oggetti esterni. Dimentica il corpo e il mondo.
Conosci te stesso
Analizzati di continuo per vedere se le avversità della vita influenzano il tuo stato mentale interiore, la qualità divina dentro di te. Se le aggressioni, le trepidazioni e i traumi causati da parenti, amici e nemici assorbono la tua consapevolezza, accetta il fatto che ci sono, ma allo stesso tempo ripetiti che una parte di te, preziosa, rimane imperturbata. Scoprirai che la tua mente si tranquillizza spontaneamente.

Abbi rispetto per te stesso
Devi rispettare la sua personalità in tutto e per tutto. Non dovresti mai soffrire di complessi di colpa, senso del peccato e negatività. Sei parte integrante della danza cosmica, stai facendo la tua parte. Quando ne sarai convinto, quando avrai rispetto per te stesso, avrai rispetto anche per il tuo corpo fisico, per il tuo stato mentale, per tua filosofia morale, la tua etica, e compirai rapidi progressi spirituali. Se soffri di complessi di inferiorità penserai sempre: «Non valgo niente, ho una mente contorta, sono debole, sono sbagliato, non sono adatto per la vita spirituale». È un atteggiamento che non contribuisce ad armonizzare o bilanciare la mente e il corpo. Sei come sei, accettalo e vai avanti!
Controlla la parola
Per farlo bisogna ricordare: le parole non devono essere eccitanti né dolorose, devono essere veritiere, piacevoli e benefiche allo stesso tempo.
Evita le esternazioni impulsive, emotive, e le espressioni turbolente. L’organo della parola è un senso irrequieto, quindi prima di parlare pensa. Le tue parole devono portare allegria e sollievo agli altri. Se impari a controllare la parola, impari a controllare la mente. Le parole avventate disturberanno la tua mente e la mente degli altri.
Di’ la verità a qualsiasi costo, ma se quello che stai per dire ferisce gli altri, taci. Considera il potere di ogni parola espressa e l’effetto che produrrà sulla mente degli altri. Esercitare il controllo della parola per un paio di ore al giorno sviluppa la forza di volontà ed elimina le ansie, conserva l’energia e dà pace di mente e forza interiore.

Abbi pazienza
Per raggiungere lo stato di equanimità, cerca di integrare e armonizzare gli elementi interiori ed esteriori della vita. Per farlo in realtà non bisogna rinunciare a nulla, solo essere consapevoli di quello che si vuole, e onorare quello che si è.
Mentre ti evolvi, molte abitudini, molte dipendenze e molti attaccamenti restano alle tue spalle. Quando si invecchia, i capelli diventano bianchi e cadono i denti, è un processo naturale. Nello stesso modo, se segui con costanza un percorso di crescita, le debolezze e le bruttezze se ne andranno da sole.
Siamo tutti soggetti alle leggi della natura universale o cosmica, e secondo quelle leggi abbiamo un certo tipo di personalità, un certo modo di pensare, un certo genere di convinzioni, e di tanto in tanto certi tipi di forze e di debolezze, ma non dovremmo preoccuparcene eccessivamente. Meglio aspettare: se abbiamo pazienza, scopriremo che nel corso del tempo verranno espulse automaticamente o alla fine cadranno, perché abitudini e dipendenze sono transitorie.

Sii regolare nella pratica
Ogni giorno senza eccezioni, con assoluta regolarità, dedica un minimo di dieci minuti alla tua pratica yoga in modo da connetterti con la tua natura interiore, con quel luogo di silenzio, di quiete.
È molto difficile mantenere la regolarità nella pratica spirituale per almeno qualche anno. Dedicarsi allo yoga e cominciare a praticare non è complicato, ma continuare è difficile. Instaurare una regolarità richiede tempo, non bastano sei mesi. Ci vogliono almeno un paio d’anni. Quando praticare ti verrà naturale come mangiare o dormire, potrai dire di avere raggiunto lo scopo.
Per dieci minuti siediti calmo e in silenzio con il corpo assolutamente immobile, gli occhi chiusi, e guardati dentro, o fissa la punta del naso, il centro tra le due sopracciglia, il centro del cuore o il centro dell’ombelico. Fissa il tuo sguardo interiore in uno di questi punti. Puoi recitare il tuo mantra, pregare, praticare la meditazione su una forma o un simbolo, la concentrazione sul respiro o su una luce nello spazio tra le sopracciglia, sul tuo simbolo nel cuore o nel centro dell’ombelico, in qualsiasi punto tu abbia scelto per questa pratica. Se hai tempo pratica di più. Qualsiasi cosa tu pratichi, comunque, ricorda che la regolarità è della massima importanza. Non è la quantità di tempo dedicato alla pratica, ma la regolarità che alla fine dà la pace e l’equanimità.
L’articolo si ispira a saggi sul Samatvam di Swami Sivananda Saraswati e Swami Satyananda Saraswati pubblicati in Samatvam: The Yoga of Equanimity, Munger 2010
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