
La strada per samatvam, l’equanimità
“Si deve vivere come un loto nell’acqua. Un loto nasce nell’acqua, vive nell’acqua e sopravvive grazie all’acqua, ma rimane assolutamente asciutto. Noi tutti nasciamo nel mondo e sopravviviamo grazie al mondo, perché senza il mondo non c’è nulla. Non c’è rumore nel mondo, non c’è pace sull’Himalaya: rumore e pace sono dentro di te. Se riesci a rendere la tua mente immobile e tranquilla puoi raggiungere lo yoga supremo, puoi trovare la pace anche nel mondo.”
Secondo l’antica saggezza indiana, l’irrequietezza da cui tutti siamo afflitti, la scontentezza, il disagio, l’insoddisfazione e la sensazione di stare male con se stessi e con l’ambiente circostante sono dovuti alla perdita di intimità con la nostra anima. Abbiamo dimenticato che il nostro scopo nella vita è di riconoscere la nostra natura divina, quello che chiamiamo Atman o Brahman, il sé supremo che risiede nello spazio del cuore di ciascuno. Questo Sé esiste nel passato, nel presente e nel futuro. È esistenza assoluta, conoscenza assoluta e beatitudine assoluta. Potremo raggiungere una condizione di pace e di gioia costante solo facendo fiorire e liberando questa nostra natura divina.
Ma la contraddizione è la legge della vita, dell’evoluzione, del movimento. Se non ci fossero contraddizioni conflitti o situazioni avverse, non ci sarebbe mai alcun progresso. Perciò non è un atteggiamento giusto preoccuparci riguardo alle svariate contraddizioni nella nostra vita, siano esse emotive, mentali o intellettuali: dobbiamo invece trovare il modo di accettarle, e tuttavia restare armoniosi e bilanciati.
L’equanimità non si raggiunge grazie agli oggetti esteriori. Né soldi, né lussi, né potere, e nemmeno una famiglia unita conferiscono pace duratura ed equilibrio mentale. Samatvam è uno stato mentale interiore. Per conseguirlo, dobbiamo congiungerci con il sé supremo, che vive nella quiete perenne dentro di noi, o almeno imparare a riconoscerlo. Quando cominciamo a individuare quel silenzio, quell’oceano di pace, saremo meno scossi da gravi dolori, lutti o fallimenti. Ci sarà più facile superare le difficoltà e le crisi.
I veleni
La collera e il desiderio sono potenti nemici della pace, difficili da annientare, ma bisogna pur cominciare, no?
La collera
Dalla collera sorge l’inganno. Quando ci si arrabbia, si perde la capacità di discernere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Si dice e si fa tutto quello che viene, trascinati dall’impulso. La mente è priva di equilibrio.
Esiste una tecnica, pratipaksha bhavana, o contropensiero, che consiste nel sostituire un pensiero con il suo opposto. Un pensiero d’amore neutralizzerà subito un pensiero di odio. Un pensiero di coraggio servirà immediatamente come possente antidoto contro un pensiero di paura. Le idee creano il mondo. Quando sei irritabile, medita sulle virtù della tolleranza e della padronanza di sé. Se sei depresso, riempi la mente con l’idea della gioia e dell’euforia.

Controlla la collera meditando sulla pazienza. Rinuncia alle discussioni e ai dibattiti accalorati che turbano l’equilibrio mentale. Quando nella mente sorge un’ondata di collera, chiediti: «Chi sono io?», «Che ci guadagno ad arrabbiarmi?». Ripetiti: «Io amo la pace». Quando rifletti in questo modo, l’ondata di collera svanisce da sola. Quando riuscirai a domare la tua collera, anche l’odio cesserà. Non esprimere la collera: abbreviane la durata rivolgendo la mente altrove, cantando, ballando, facendo da mangiare o l’amore, impegnandoti in qualsiasi altra occupazione piacevole. Non affezionarti alla tua ira, rivivendo dentro di te quello che l’ha provocata, facendo lavorare la mente per trovare risposte pungenti, cattive, che il tuo sé perfetto ti ha impedito di trovare in quel momento.
Chi ha controllato la collera agisce con equanimità. Ricorda, è un processo lungo. Quando tra la tua collera e la tua reazione metterai un secondo di consapevolezza, avrai avviato il tuo percorso di evoluzione. Da uno passerai a due, e piano piano arriverai a non reagire più, ma a fare consapevolmente quello che ritieni giusto, onorando quello che sei e quello in cui credi.
Inoltre, non provocare dolore o sofferenza ad alcun essere vivente per causa di avidità, egoismo, irritabilità o cattivo umore.
Il desiderio
La mente e i sensi sono naturalmente dotati di due naturali correnti di attrazione e repulsione. Perciò la mente e i sensi apprezzano certi oggetti e ne disprezzano altri. Inoltre, speranza, desiderio e avidità rendono la mente sempre irrequieta e turbolenta.

Gli antidoti, in questo caso sono diversi. Il primo consiste nella sobrietà. È bene tenere solo quello che ci è strettamente necessario. Se abbiamo molte cose, la mente penserà sempre a quelle, cercherà di proteggerle, avrà paura di perderle.
Il secondo è l’esercizio al non attaccamento. Prendi un oggetto a cui tieni molto, se sei goloso prendi una cosa che ti piace molto. Se sapessi di avere una grave malattia, saresti disposto a rinunciare a quell’oggetto per salvarti la vita? A non mangiare più quella cosa? Se riesci a immedesimarti nella situazione vedrai l’oggetto del tuo desiderio con occhi diversi.
Pensa a quando respiri: se non immetti aria, non puoi vivere. Ma l’aria non è tua. Se non la lasci andare ci risiamo, non puoi vivere. L’istinto ci dice che dobbiamo prendere per vivere. Ma dall’esperienza impariamo che restituire è altrettanto importante.
Vuoi sapere come ottenere l’equanimità?
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La strada per samatvam, l’equanimità
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Si deve vivere come un loto nell'acqua. Un loto nasce nell'acqua, vive nell'acqua e sopravvive grazie all'acqua, ma rimane assolutamente asciutto...
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Sighé
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Il Giornale dello Yoga
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Mi piacerebbe arriva ad un livello di tranquillità dentro nel profondo dell’anima. Ho affrontato una leucemia e un trapianto di midollo con grande forza e tranquillità. Ora ho grossi problemi con delle sorelle che anno avidità invidia cattiveria verso il prossimo ed io ho rabbia e non riesco a gestirla come posso fare ad eliminarle dal mio pensiero perché fanno male anche hai miei genitori.Grazie Betty