
È Yoga Boom
Pensieri in ordine sparso sulla scia del grande successo dello Yoga Festival
La prima cosa che ho pensato quando sono entrata nella nuova location dello Yoga Festival di Milano è stata: ‘QUANTA GENTE!’..
Già nei dintorni della grande e accogliente Fabbrica del Vapore moto, motorini, biciclette affollavano i marciapiedi e il viavai di yogini dei più svariati generi lasciava intuire la portata dell’affluenza alla manifestazione. Tra leggins variopinti, sacche porta tappetini di tutti i tipi, turbanti, donne e uomini in arancione, ma anche tanti curiosi e visitatori in borghese, mi sono fatta strada nel capannone dedicato alle scuole, dove come sempre c’era una grande rappresentanza di nomi della tradizione come delle ultime realtà di grido, non tutti e tutte ovviamente.

Mentre girovagavo fra gli stand, ho sentito aleggiare il flusso di un Om Namah Sivaya e, forse anche perché il tema del suono era proprio quello di quest’anno, mi sono lasciata trasportare approdando in una delle sale in cui si tenevano le lezioni: straripante! Al punto che molti si erano dovuti sistemare fuori dall’area adibita per assistere alla lezione. La recita del mantra all’unisono è sempre molto emozionante e coinvolgente. E più sono le persone, più potente è l’energia che si sprigiona. E già partendo da qui ci sarebbe molto da riflettere, ma andiamo pure oltre con l’esplorazione prima di arrivare al punto.
7.000 visitatori (il 20% in più dello scorso anno), 1.000 pasti serviti e 1.000 tappetini noleggiati, oltre 3.000 partecipanti agli eventi gratuiti.
Finito l’incontro, ho proseguito nelle altre sale. Anche quest’anno il festival proponeva grandi nomi, appuntamenti importanti, iniziative interessanti. Workshop gratis e a pagamento. Il programma era ricchissimo e per tutti i gusti. Quest’anno era stato persino realizzato un Ashram dove si poteva assaporare l’atmosfera di un ritiro. Non è però mia intenzione parlare nel dettaglio di uno o dell’altro, sul sito e sui social dello Yoga Festival si trova già tutto e non avrebbe senso rifare l’elenco di quello che è già stato scritto e raccontato molto bene dalla comunicazione.

Lo yoga, una realtà in espansione
Quello che invece mi preme è proprio porre l’attenzione sulle dimensioni che sta assumendo questa realtà, sempre più in espansione. Ed è talmente evidente che, anche per chi storce il naso, è impossibile non rilevare, non osservare e non raccoglierne l’esperienza, che in fondo se ci pensate è un’intenzione molto yogica. Non si può negare l’importanza di quello che sta accadendo, soprattutto di fronte a queste manifestazioni. E non solo. Anche nel mio piccolo, per esempio, al festival ho incontrato persone che sapevo avrei trovato e qualcuno in cui mi sarebbe piaciuto imbattermi, ma che non avrei immaginato avrebbe partecipato al festival. Eppure era lì. E anche questo è il metro di come l’appuntamento, essendo unico nel suo genere in Italia, sia diventato, anche per chi non ama la massificazione, un punto di riferimento. Volenti o nolenti di lì prima o poi siamo passati tutti. Per lo meno, tutti quelli che hanno un qualsivoglia interesse per l’infinito e variegato universo dello yoga.

L’occidente incontra lo yoga
Alcuni sostengono che questi eventi sono troppo commerciali, che così si perde il significato essenziale della ricerca yogica. E da un certo punto di vista posso anche comprenderne le motivazioni, tuttavia penso che molti dei nostri maestri che tanto hanno fatto per fare conoscere lo yoga in occidente, probabilmente ne gioirebbero. Perché tutti loro affermavano che l’occidente cominciava ad avere un profondo bisogno di incontrare lo yoga per trovare una guida, per ritrovare la strada e che il terreno era fertile per cominciare a divulgare. E forse non si sarebbero nemmeno aspettati che potesse avere una tale evoluzione. Poi io sono d’accordo sul fatto che lo yoga in occidente stia assumendo svariate colorazioni e che sovente ne trascendono il reale significato. Però è anche vero che ognuno di noi ha un suo percorso da seguire e da qualche parte si deve pur cominciare.

Io per esempio ho conosciuto lo yoga da molto piccola perché mamma lo faceva, ma la mia prima pratica l’ho fatta in una palestra molto chic di Milano dove tutto c’era tranne che il senso profondo dello yoga. Eppure da lì ho cominciato, da lì ha preso il via la mia ricerca, ho vissuto diverse esperienze e ho avuto molti incontri. Come gli incontri che non mi sarei mai aspettata di fare al festival di quest’anno e che invece sono avvenuti. In questo articolo abbiamo deciso quindi con la redazione del Giornale dello yoga di non stare a fare l’ennesimo elenco di cosa c’era da vedere allo Yoga Festival di quest’anno, ma di riflettere insieme a voi lettori su come si sta ingigantendo la realtà yoga, qual è la vostra esperienza in questo senso e come la state vivendo. E se pensate a sviluppi, soluzioni, alternative, siete liberi di condividerle.
Om Shanti
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Alessandra Pilati
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Il Giornale dello Yoga
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