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Pratyahara, il controllo dei sensi

Pratyahara, il controllo dei sensi

I primi quattro ashtanga descritti da Patanjali (gli Yama, gli Niyama, le Asana e il Pranayama) ci hanno insegnato a controllare i comportamenti, le attitudini, il corpo e le energie sottili. Ora con Pratyahara impareremo a sviluppare il controllo sui sensi.

“Quando gli organi mentali di azione e percezione (indriya) cessano di essere coinvolti con i loro corrispondenti oggetti, e si dirigono all’interno del campo mentale da cui scaturiscono, questo è definito pratyahara.”

Yoga Sutra (2-54)

“Da quel volgersi all’interno delle indriya consegue una suprema abilità nel padroneggiarle.”

Yoga Sutra (2-55)

Pratyahara è probabilmente il meno noto degli ashtanga, eppure è uno dei più importanti. Infatti se questo stadio nel percorso dello yoga non viene capito a fondo, la pratica dello Yoga rimarrà un mero insieme di prescrizioni, astinenze, posture ed esercizi respiratori mentre sarà impossibile per il praticante raggiungere il suo vero scopo, l’esperienza diretta dell’Assoluto.

Significato di Pratyahara

Significato di pratyahara

In sanscrito prati significa “contrario” o “via da”, mentre hara deriva dalla radice hri che significa “tirare”. Pratyahara perciò può essere tradotto come “tirare via da” e si riferisce all’idea di tirare i sensi via dai loro oggetti del desiderio, ritirandoli verso l’interno e sviluppando un forte senso di interiorizzazione.

Spesso molti saggi induisti descrivevano i sensi come “farfalle ubriache del nettare dei fiori”, che svolazzano da una parte all’altra, compiacendo il loro desiderio di dolce gioia e intossicandosi nella ricerca del piacere. È indubbio che l’appagamento dei sensi porti un indiscutibile piacere (a ciascuno di noi piace assaggiare cibi gustosi, ammirare stupendi paesaggi, ascoltare musica) ed in questo non vi è ovviamente nulla di sbagliato. Alle volte però l’appagamento dei sensi diventa l’unico obbiettivo della vita e questo rende inevitabilmente schiavi del desiderio di voler provare sempre più piacere.

Farfalle ubriacate dal nettare dei fiori

Pratyahara consiste nella rivoluzione dei sensi, cioè nella radicale trasformazione della direzione verso cui si sensi sono rivolti: da un flusso esterno ad uno più interiore. La vista, l’udito, l’olfatto, il tatto durante la pratica di Pratyahara non vengono quindi più rivolti verso il mondo esteriore, verso la manifestazione, ma vengono rivolti verso l’interno, verso quel vasto mondo che è dentro di noi. Vediamo, annusiamo, tocchiamo, udiamo dentro di noi.

Attraverso questa pratica si acquisisce una maggior consapevolezza dei propri desideri, delle proprie paure e dei pensieri più profondi portando pace, armonia e controllo. L’energia utilizzata dai sensi per la ricerca del piacere è così ridiretta e utilizzata per calmare la mente.

Attraverso la pratica di pratyahara quindi sarà possibile diventare più stabili sia fisicamente che mentalmente ed emotivamente visto che non si è più trascinati in direzioni opposte e distratti dai sensi e dai desideri ad essi collegati.

“Colui che ritrae i suoi sensi dai loro oggetti esterni, come fa una tartaruga che ritrae le sue membra nel guscio, è ben stabilito nella saggezza.”

Bhagavadgītā (2-58)

Pratyahara per una buona meditazione

Pratyahara rappresenta lo snodo tra gli aspetti esterni (attitudini, comportamenti, posture fisiche) e gli aspetti interni (concentrazione, meditazione) dello yoga e ci permette di passare dagli uni agli altri. Non è possibile infatti passare direttamente dalla pratica delle asana alla meditazione, poiché comporterebbe un salto dal corpo alla mente, dimenticando tutto ciò che si trova nel mezzo. Per effettuare correttamente questa transizione è necessario sviluppare un adeguato controllo su ciò che collega il corpo alla mente: il respiro e i sensi. Conoscere e praticare Pranayama e Pratyahara è pertanto un importante prerequisito per ottenere una meditazione efficace: tramite le tecniche di pranayama impariamo ad accumulare e guidare le energie vitali, mentre attraverso la pratica di pratyahara sperimentiamo la padronanza dei sensi.

“lo yogi sa che la soddisfazione dei sensi è solo momentanea, egli mira alla soddisfazione senza fine dell’anima in unione con Dio”.

B.K.S. Iyengar

Guru

Pratyahara per una buona meditazione

Pratyahara e gli altri stadi dello Yoga

Pratyahara è collegato a tutti gli stadi dello yoga, poiché tutti gli altri arti (dalle Asana al Samadhi) contengono aspetti di Pratyahara: durante la pratica delle asana ad esempio vengono controllati sia gli organi di percezione che quelli di azione; negli esercizi di pranayama ritraiamo la nostra attenzione verso l’interno focalizzandoci sul respiro e l’immissione di prana nel corpo; Yama e Niyama contengono vari principi e pratiche, come la non-violenza (ahimsa) e la contentezza (santosha), che ci aiutano a controllare i sensi.

Pratyahara inoltre fornisce le basi per le pratiche superiori di yoga ed è la base per la meditazione, segue pranayama e, collegando il prana alla mente, lo porta fuori dalla sfera del corpo.

Pratyahara è anche collegata con Dharana, la concentrazione della mente, il sesto ashtanga descritto da Patanjali: mentre in pratyahara ritiriamo la nostra attenzione dalle distrazioni ordinarie, in Dharana dirigiamo consapevolmente attenzione che abbiamo ritirato su un particolare oggetto fuori da noi, come la fiamma di una candela o la recitazione ripetuta di un mantra. Pratyahara è quindi l’aspetto femminile, Yin, negativo e Dharana l’aspetto maschile, Yang, positivo della stessa funzione di base, l’attenzione. Se anche dopo anni di pratica non abbiamo raggiunto quello che ci aspettavamo, vuol dire che non abbiamo compreso a fondo lo stadio di Pratyahara.

Pratyahara, quinto asthanga

Cercare di meditare senza praticare un certo grado di pratyahara è infatti come cercare di raccogliere l’acqua in un recipiente che perde. Non importa quanta acqua introduciamo, essa andrà via. Secondo questa visione, i sensi sono come buchi nel vaso della mente. A meno che non siano sigillati, la mente non potrà contenere il nettare della verità.

In sintesi pratyahara offre molti metodi per preparare la mente alla meditazione ed è uno strumento meraviglioso per prendere il controllo delle nostre vite e aprirci al nostro essere interiore. Non c’è da meravigliarsi che un grande yogi come Swami Sivananda l’abbia definita “la più importante parte del yoga”.

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laura
laura
5 anni fa

Namasté

Nadia Venturini
Nadia Venturini
6 anni fa

Interessantissimo questo articolo. La pratica del ritiro dei sensi è la base per avere la speranza e la possibilità di progredire nella via spirituale di ritorno a Dio.
Tutto il resto è pura illusione.
Grazie

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