
Mi piacerebbe che la parola yoga scomparisse dal vocabolario.
Mi piacerebbe che la parola yoga improvvisamente scomparisse dal vocabolario.
Che ne sarebbe, allora, d’un tratto, di questa disciplina? Scuole, insegnanti, studenti, libri, oggetti, sarebbero all’improvviso liberati da un padre troppo protettivo, di quelli che tendono a nascondere i tuoi pasticci, e che si sostituiscono il più tardi possibile al tuo io adulto.
Che cosa rimarrebbe? Maestri di niente, lezioni di niente, sessioni di niente, diplomi di niente, libri di niente, ritiri di niente. Ultimamente, ci penso spesso, con un senso di liberazione.
Ciascuno dovrebbe allora, per necessità, cominciare a ricostruire, poco a poco, il senso della propria pratica, donandole un’unicità che sia capace di darle una nascita appropriata. Una volta rotto il guscio della parola, non potremmo più trovare riparo per le nostre azioni. Credo che, allora, molti comincerebbero, per tentativi, a realizzare, spontaneamente, proprio il raja yoga, sperimentando una condizione di assorbimento in cui l’oggetto yoga si potrebbe generare, in autonomia, con la più grande chiarezza, come un sole che sorge al mattino.
Non si dice forse che lo yoga è darsana, cioè visione? Ogni visione genera logica; ogni logica genera pratica.
Nasce adesso il raja yoga
L’espressione raja yoga (letteralmente yoga regale) indica un sole, una mistica che diviene disciplina. Designa lo yoga completamente capito, la trasformazione del pensiero come pratica possibile, la mente che ha cambiato marcia. Il raja yoga non indica uno yoga meditativo, o la parte filosofica della disciplina, in contrapposizione allo yoga del corpo, all’hatha yoga. Forse, parlerei piuttosto di yoga da realizzare, o in realizzazione (hatha yoga) e yoga realizzato (raja yoga). L’hatha yoga è l’insieme delle tecniche, l’allenamento, gli esercizi, la preparazione; finché, a un certo momento, il paesaggio interiore comincia a cambiare, proprio come quando, in montagna, dopo ore di cammino, la scena comincia a farsi improvvisamente più eccitante, per l’apparizione di quel fiore di un rosa mai visto prima, o per la comparsa inattesa di un falco nel cielo.
Similmente, il raja yoga si realizza nel momento in cui qualcosa, nel nostro profondo, comincia a fare sentire la sua voce. All’inizio saranno sensazioni immature, simili a una voce infantile, e verrà spontaneo guidarle, modellarle, incoraggiarle, e farsi sostenere da altri, in questa ricerca. Finché, un giorno, percepiremo che si è formata una guida dentro di noi, che è pronta a prenderci per mano. Ma siamo attivi o passivi nel guidare questo processo profondo? Non lo sappiamo, eppure è tutto così chiaro, tutto è comprensione, tutto è scoppio di facilità e ordine.

Raja yoga e yoga sutra
Quando, attraverso un’intuizione mistica, viene aperto un varco nella comprensione profonda del reale, questo varco può farsi sentiero per altri. Questo principio è alla base di ogni forma di ricerca interiore.
Ecco perché, affinché la visione del raja yoga possa rivivere attraverso la nostra esperienza, un cammino è stato predisposto.
Questo cammino è, precisamente, il cammino dello yoga, una via che, per chi intende percorrerla, si dipana a partire da una visione iniziale, e la si comincia a intraprendere attraverso una serie di appigli predisposti, come una montagna che sia stata scalata da qualcuno, prima di noi.
L’essenza pura del raja yoga, espressa in parole, è contenuta nei sutra di Patanjali.
Yoga Sutra è un testo composto da 195 aforismi, la cui datazione si fa risalire a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C.
Yoga Sutra sembra scritto per risuonare dall’interno, come se una voce interiore pronunciasse le parole che stiamo leggendo. Non è un libro per conoscere lo yoga, né un testo di filosofia yoga, né un manuale che dia istruzioni. Sono, piuttosto, parole che risuonano se un processo di apprendimento profondo è già risvegliato. Sono parole che vorrei definire magiche, perché rispecchiano direttamente un processo di evoluzione interiore nel momento preciso in cui esso si sta avverando. Bene, come è possibile prepararsi alla lettura di questo testo, fare sì che esso ci ammetta alla sua magia? Innanzitutto occorre una luce per illuminare una via buia; più precisamente una lanterna.

La lanterna dello yoga
Occorre partire dalla pratica dell’hatha yoga, e dalle tecniche che essa contempla.
Hatha Yoga Pradipika (La lanterna dell’Hatha Yoga) è uno dei testi più rappresentativi della letteratura che concerne l’hatha yoga. Sebbene sia difficile assegnargli una data precisa di apparizione, questa fonte sembra risalire al quindicesimo secolo. Al suo interno si trovano esposte, in maniera sistematica, tutte le pratiche e i concetti relativi al sentiero percettivo che lo yoga propone, illustrati con un criterio di complessità crescente.
L’hatha yoga, praticato così come i testi relativi prescrivono, costituisce l’aspetto della pratica, degli esercizi; l’esperienza che coinvolge il corpo e il soffio: può essere considerato l’apprendistato che consente di giungere alla comprensione profonda dello yoga come atto volontario di dedizione al principio della consapevolezza. In sé lo yoga, infatti, non può coincidere totalmente con le tecniche yogiche: si può pensare piuttosto lo yoga come l’atto di nutrire in modo costante una sapienza riferita al modo di relazionarsi con la propria mente; l’acquisizione di un modo di vivere di cui le tecniche non sono che alcuni strumenti.
L’hatha yoga è allora la strada, il percorso, la formazione, la preparazione al conseguimento dello stato yogico. E la lanterna che illumina le parole esposte nel citato Yoga Sutra di Patanjali.
L’hatha yoga risplende come una scala per coloro che desiderano scalare le cime del raja yoga.

Illumina la tua strada
Ecco, è tutto qui: tutto sta nell’attesa di un sincero senso mistico interno, che è destinato a trasformare i processi del pensiero. Scrive Gareth Knight:
A un certo punto, l’individuo incontra il flusso discendente di Vita, Luce e Amore, che sono termini esatti, e non nebulose generalizzazioni. Esse provengono dalla parte più profonda dell’essere, e cercano di stabilire un contatto con la sua proiezione incarnata. E’ così che l’arciere ottiene la sua preda perché, proprio come il cacciatore cerca di uccidere per mangiare, così il sé profondo cerca di mettere a segno un contatto cosciente con la sua proiezione, e per ragioni simili, perché l’uomo illuminato è colui che è insensibile al dominio dei sensi, e utilizza il corpo come strumento per la sua natura più profonda (…)
Raja yoga è la storia di una di queste discese, Yoga Sutra ne è la testimonianza tangibile, e l’hatha yoga è la formula e il metodo.
Francesca Proia – Scuola Minera
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Mi piacerebbe che la parola yoga scomparisse dal vocabolario.
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Che cosa rimarrebbe? Maestri di niente, lezioni di niente, sessioni di niente, diplomi di niente, libri di niente, ritiri di niente. Ultimamente, ci penso spesso, con un senso di liberazione....
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Francesca Proia
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Il Giornale dello Yoga
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Scusate ma non ho capito cos’è il raja yoga.
Grazie