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Meditazione fra ostacoli, luoghi comuni, poesia e scienza

Meditazione fra ostacoli, luoghi comuni, poesia e scienza

UNA PREMESSA FONDAMENTALE: TUTTO E’ ENERGIA E VIBRAZIONE

Nell’Universo tutto vibra, e tutto ciò che vibra trasmette o riceve informazioni. Tutta la vita è costituita da informazioni e vibrazioni, in una parola: energia. L’energia potrebbe essere definita come “informazioni che vibrano”. La caratteristica principale di questa energia è la sua invisibilità, tuttavia possiamo percepirne gli effetti: se lanciamo una palla, non vediamo l’energia che ha prodotto il movimento, ma senz’altro possiamo constatare che la palla non solo si è spostata, ma continua a muoversi per inerzia (una forza invisibile, appunto)! Questo semplificando al massimo per dire che: tutto ciò che è invisibile non significa che non esista (Se vuoi approfondire, leggi questo articolo scritto a seguito dell’incontro con Maha Yogi indiano Pilot Baba)

“L’origine di tutte le cose è la stessa: energia

Pilot Baba

Yogin e Guru dell’India

Tale premessa è fondamentale in quanto la meditazione ha a che fare molto da vicino con questo concetto di energie invisibili che producono effetti concreti sul piano della realtà fisica: sostituite la palla dell’esempio di prima con la mente e … il gioco è fatto! Lanciare la palla-mente “dentro” invece che “fuori” (ammesso che tale separazione esista, ma facciamo un passo per volta!) può essere una metafora utile per comprendere che cosa sia la meditazione, dove per dentro s’intende tutto il nostro mondo interiore che, solitamente, viene trascurato nell’affanno della routine quotidiana quando si è completamente assorbiti dalla realtà esterna e dalle sue molteplici sollecitazioni sensoriali.

Tutto è energia

COS’E’ LA MEDITAZIONE: INSIGHT E VISTA INTERIORE

Quasi tutti i grandi maestri, yogin e mistici di ogni tempo, si sono sempre riferiti al fatto che noi possediamo quattro occhi – due per la vista interiore e due per la vista esteriore – ma che tendiamo a utilizzarne solo due. Indovinate quali? Un termine inglese con il quale si esprime tale visione interiore è Insight (in sanscrito, Dhyana, uno degli 8 ashtanga di Patanjali) quel tendere verso l’interno che è, insieme, poesia e scienza. L’immagine poetica può essere così espressa:  prendere rifugio nella parte più intima di noi per arrivare a esperire, alla fine, che non siamo separati dall’Universo/Dio e da tutto ciò che è (l’Unione yogica del Samadhi). Ma questo è sostenuto anche da un punto di vista scientifico strettamente legato alla stessa fisionomia organica dell’essere umano: spostare l’energia all’interno incanalandola nella colonna vertebrale (l’axis mundi)  con tutto ciò che ne consegue in termini di rilassamento dei nervi spinali, riduzione del battito cardiaco, maggior afflusso di sangue al cervello ecc. agisce direttamente sul sistema nervoso.

“Necessaria è una cosa sola: solitudine, grande solitudine interiore. Volgere lo sguardo dentro sé e per ore non incontrare nessuno; questo bisogna saper ottenere”.

Rainer Maria Rilke

Poeta e scrittore boemo

“La tecnica di meditazione, il ricaricare la batteria del corpo di energia cosmica, non è una verità di fede o un dogma, ma una scienza dell’anima e dello spirito… Per molti lo yoga è diventato qualcosa di simile all’esercizio fisico, ma è incentrato sulla mente…”

Paramahansa Yogananda

Yogin e Guru dell’India

OSTACOLI ALLA MEDITAZIONE E LUOGHI COMUNI

Con tale premessa, andiamo ora a vedere quali possono essere i più comuni ostacoli alla pratica meditativa, per chi è al primo approccio, per chi vorrebbe cimentarsi ma, appunto, non sa da dove iniziare. Ormai anche solo cercando su Internet, si accede ad una quantità incredibile di informazioni che, spesso, possono confondere di più le idee (può esserti utile leggere: Meditazione per principianti). Come prima suggestione, iniziamo col dire che tutto ciò che è semplice, funziona. Dunque, al di là di tecniche molto sofisticate che fanno capo sopratutto ad alcune tradizioni yogiche esoteriche, si può approcciare alla meditazione in maniera molto, molto semplice. Il resto verrà da sé, anche l’attitudine ad esperire pratiche sempre più complesse, man mano che si pratica perché – altro assunto da tenere in considerazione – tutto ciò che viene ripetuto a lungo con una certa costanza, funziona ancora di più. Dunque, sfatiamo il primo punto: è troppo difficile, spesso associato a “non ho abbastanza tempo”.

E’ TROPPO DIFFICILE, NON HO TEMPO

Abbiamo precedentemente descritto la meditazione come un Insight, andare dentro e vedere dall’interno. Bene, non c’è nient’altro che tu debba fare. Chiudi gli occhi e inizia a prestare attenzione a tutto ciò che accade (pensieri che arrivano, emozioni, dolori fisici). Inizia a prestare attenzione anche al semplice, ma non banale, gesto di chiudere gli occhi. Non farlo come un automatismo, ma pensa che in quel gesto c’è racchiusa la tua intenzione di vedere dentro, di “attivare” gli altri due occhi, di fare un viaggio nell’invisibile. Non fare nulla dandolo per scontato: la presenza mentale, la consapevolezza e la vigilanza in ogni tuo gesto è la chiave della meditazione e agisce “scientificamente” sulle energie sottili. Un detto sciamanico hawaiano recita: “l’energia scorre dove il pensiero corre”, ovvero l’energia fluisce dove dirigi l’attenzione. Questo lo afferma, ormai da anni, anche la fisica quantistica. Per fare questo, non ti servono necessariamente ore prolungate, bastano anche soli 10 minuti!

“Un’emozione forte è simile a una tempesta: può fare molti danni… Ogni tempesta ci rende più forti, più solidi, e ben presto le tempeste smettono di farci paura; smettiamo di pregare perché il cielo rimanga sereno e il mare calmo; preghiamo, invece, di avere saggezza e la forza di gestire bene le difficoltà che ci si presentano nella vita. Per cominciare la pratica non occorre aspettare che sorga una tempesta emotiva: dobbiamo praticare oggi, ogni giorno, da cinque a dieci minuti”

Thich Nhat Hanh

Monaco buddhista e poeta vietnamita

Svuotare la mente

HO TROPPI PENSIERI, NON RIESCO A SVUOTARE LA MENTE

Sfatiamo un altro luogo comune che tende pericolosamente a scambiare il fine a cui tende spontaneamente la meditazione con la meditazione stessa. Lo stato di quiete, di vuoto mentale, di estasi mistica cui si fa riferimento quando si parla di meditazione può essere uno degli obiettivi della pratica e, sicuramente, la costanza, unita a una grande aspirazione e fede, può condurre a esperire tali stati di beatitudine. Ma non bisogna confondere il mezzo con il fine, perché ci si può ingabbiare in un’autolimitazione frustrante. Meditare vuol dire stare con tutto ciò che c’è in quel dato momento, con tutto ciò che si è in quel dato momento, né più né meno. Stare ed essere completamente nel qui e ora, senza aspettative. Non vuol dire cambiare a tutti i costi lo stato delle cose (che sia un pensiero, un’emozione o un dolore fisico), né tantomeno reprimerle, ma riuscire ad accoglierle così come sono, dando loro attenzione cosciente con un’attitudine da osservatore neutrale, testimone o sognatore del sogno che dir si voglia. Le cose poi cambieranno da sole, ma questo avverrà in assenza di sforzo personale, nell’atto della ri-unificazione con l’essenza divina, che è la sostanza invisibile spirituale di tutte le cose, ciò che deve accadere, accadrà spontaneamente. Insomma, se a fine giornata pensi di avere troppi pensieri per riuscire a meditare, beh, è proprio quella la situazione più adatta per farlo. Il monaco eremita buddhista theravada Gotatuwe Sumanaloka Thero, che ho avuto il piacere di incontrare e frequentare durante un ritiro di meditazione in Sri Lanka (ne ho raccontato i dettagli qui, se vuoi approfondire) è solito dire “No problema, no meditazione”. Con questo s’intende che è proprio quando ci sono i turbamenti della mente che fungono da ostacoli (ma che, in realtà, sono i nostri principali alleati) si può ottenere ancora più beneficio dalla pratica perché la forza di volontà (da non confondere con lo sforzo personale di cui parlavo prima, piuttosto con l’intento, l’aspirazione, la fede sostenuta da coraggio) si allena, si potenzia, scioglie la mente dagli automatismi, dalla sua volontà di controllo e dalle sue illusioni di separatezza, espande la coscienza e mette in circolo letteralmente nuove energie psichiche. Contrariamente a quanto si possa pensare, la meditazione non ti chiude, ma ti apre al mondo. Non è una pratica ascetica ma di espansione. Solitudine e ascolto interiore non sono sinonimi di isolamento.

“Vacuità e luminosità sono la natura propria della mente:
riconoscendola come consapevolezza luminosa e vuota
si dissolve spontaneamente nello stato originario e autentico.
Non valuto se la meditazione è buona o cattiva.
La mente lasciata inalterata è Felicità…
Riconoscendo che la dualità di soggetto e oggetto non esiste,
piacere e dolore si dissolvono ambedue in un’unica cosa,
si dissolvono spontaneamente nello stato originario e inalterato”

Milarepa

Poeta e mistico del Tibet

Svuotare la mente

NON SONO BUDDHISTA!

Mi capita spesso che le persone, sapendo che pratico quotidianamente la meditazione, mi chiedano: “Sei buddhista?”. Ho riflettuto a lungo su questa domanda per nulla banale in tema di miti da sfatare.

Senza dubbio la meditazione ha radici in terre orientali, India in primis, ha molto a che fare con la matrice spirituale, filosofica e culturale di quei luoghi ma … non è vincolata ad alcun credo, così come lo Yoga. L’attitudine meditativa – che, come ripetuto più volte, è una interiorizzazione della coscienza (Insight)  – è qualcosa che va oltre qualsiasi distinzione, categoria o dogma religioso. Persino il Vangelo, a una lettura più attenta, è stracolmo di riferimenti alla meditazione e la vita stessa di Gesù può essere paragonata a quella di un grande yogin, maestro che conosceva bene  la via trascendente che porta all’unione con Dio attraverso la meditazione. (A riguardo, consiglio la lettura del libro di Paramahansa Yogananda “Lo Yoga di Gesù“).

Lo Yoga di Gesù

Interrogato poi dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà: “Eccolo qui”, o “eccolo là”; perché, ecco, il regno di Dio è dentro di voi»

Luca 17:20

PREGHIERA E MEDITAZIONE

Qualsiasi cosa compiuta in uno stato di consapevolezza, attenzione, apertura e presenza può trasformarsi in esperienza meditativa, anche lavare i piatti. La meditazione è concentrazione prolungata sull’invisibile, su quell’Universo che ci permea e a cui si può dare nome di Dio, o Anima o come più ci ispira. A qualsiasi dio si voglia credere, con la meditazione lo si sperimenta molto, molto, da vicino. Una volta da qualche parte ho letto una frase  che  più o meno suonava così: nella preghiera sei tu che chiedi a Dio, nella meditazione è lui che parla a te. La trovo bellissima! Anche la preghiera può essere una forma di meditazione, ma quello che mi suggerisce  questa frase andando un po’ più in profondità è che nel pregare supplicando di ricevere qualcosa, si vuole cambiare il corso delle cose. Nella meditazione, invece, non si respinge nulla, si ascolta e si rimane in contatto con tutto ciò che è in quel momento o situazione di vita. Il resto, semplicemente, accade. (Approfondisci con questo articolo e video: Chiedere all’Universo per ottenere qualcosa. Il potere del darsi). Come fa notare il padre gesuita spagnolo Mariano Ballester nel libro che riporto tra i consigli di lettura alla fine di questo articolo, il termine “preghiera” ha universalmente una connotazione dualistica cioè di dialogo dell’uomo con Dio, mentre il moderno significato del termine “meditazione” tende a sopprimere la dualità e trasformarla in silenziosa unità e armonia con l’essere divino, senza dialogo né separazione io-Tu.

“Quando non chiedi niente né al mondo né a Dio, quando non vuoi nulla, non cerchi nulla, non attendi nulla, allora lo Stato Supremo verrà da te inaspettatamente, senza che tu l’abbia invitato! Il desiderio di verità è il migliore fra tutti, ma è pur sempre un desiderio. Tutti i desideri devono essere abbandonati perché la Realtà affiori. Ricordati chi tu sei. Ecco il tuo capitale con cui puoi lavorare. Fallo circolare e ne trarrai notevole profitto. Quando incontri il dolore, la sofferenza, stai lì, non andartene. Non precipitarti ad agire. Non sono né il sapere né l’azione che possono veramente aiutare. Stai insieme al dolore e metti a nudo le sue radici. Il mondo è appeso al filo della coscienza: se non c’è la coscienza non c’è nemmeno il mondo. Quando ti rendi conto che il mondo è una tua proiezione, sei libero dal mondo”

Sri Nisargadatta Maharaj

Maestro spirituale indiano

CONSIGLI DI LETTURA

Ma gcig, Canti spirituali
Paramhansa Yogananda, Lo Yoga di Gesù
Swami Sivananda, La potenza del pensiero
Thich Nhat Hanh, Pratiche di consapevolezza.
Mariano Ballester, Meditazione profonda e autoconoscenza
Paramhansa Yogananda, Affermazioni scientifiche di guarigione

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Il Giornale dello Yoga
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Circa l'autore

Giornalista, blogger, ricercatrice spirituale, scrivo poesie, medito e pratico yoga, adoro viaggiare, nuotare e la cucina veg.

Imprese memorabili: vivere nel mondo ma non essere del mondo.

Il mio motto: Io mi contraddico. Sono ampio. Contengo moltitudini (Walt Whitman).

I miei blog:
Il mestiere del dare
Cecilia Martino

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