
Mala, come si usa la collana per meditare
Che cosa è un Mala?
Un Mala è una misteriosa e magica collana indossata per migliaia di anni da yogi e cercatori spirituali in tutto il mondo. Queste collane sono un simbolo di compassione e favoriscono equilibrio, pace e consapevolezza.
Il monile è composto tradizionalmente da 108 semi che viene utilizzato per mantenere la mente concentrata durante la ripetizione di un mantra o di una preghiera.
Grazie alla fusione di più tradizioni, oggi si possono trovare Mala fatti con diversi tipi di materiali, tra cui pietre, gemme e cristalli dotati di proprietà curative per bilanciare le energie in eccesso o con effetti spirituali specifici.

Storia e origini
Il Mala è in origine una catena di preghiera utilizzata per migliaia di anni da induisti e buddhisti durante le preghiere rituali di offerta (puja) e per contare le ripetizioni dei mantra, durante la pratica di japa (dal sanscrito “pronunciare a bassa voce” o “ripetere internamente”), che è la ripetizione meditativa di una frase, di un suono o di una parola significativa.
Mala è una parola sanscrita che viene tradotta con “ghirlanda”. Le prime collane di questo tipo furono create in India 3000 anni fa e poi esportate sia in Oriente che in Occidente. Questi speciali monili vengono ancora oggi utilizzati nella tradizione induista, nel buddismo (dal Tibet alla Thailandia, dalla Cina al Giappone), nello Yoga e, anche se con un nome diverso, nel cristianesimo.
Forse non tutti sanno che il rosario cristiano è probabilmente derivato proprio dai mala indiani: traslitterando l’alfabeto sanscrito in alfabeto latino e cambiando la “a” breve di japa con la “ā” lunga, si ottiene japā, che non significa più “preghiera”, ma “rosa”. Japā-mālā assume così il significato di “corona di rose”, che venne poi tradotta in latino con Rosarium.

Le proprietà dei Mala
I Veda raccontano di come il dio Shiva meditasse per il benessere del genere umano e di come manifestasse la sua compassione per l’umanità versando lacrime che, una volta toccato il suolo, germogliavano e si trasformavano nell’albero di Elaeocarpus. Da questo albero si ricavano i semi di Rudraksha e sono proprio 108 di questi chicchi che compongono i Mala della tradizione induista.
I semi di Rudraksha hanno una funzione equilibrante e intercettano l’energia e l’aiuto necessari sul cammino spirituale. In numerosi passaggi dei Veda infatti si fa riferimento alla loro energia e ai loro poteri salvifici. In India si piantano questi alberi anche per contribuire all’equilibrio energetico in molte aree.
Ogni Mala contiene inoltre un elemento più grande e pesante, la 109esima pietra che conclude la collana, chiamata meru o sumeru o pietra del Guru. Questo elemento ha lo scopo di segnalare al praticante la fine delle 108 ripetizioni e dare il via a un nuovo ciclo in senso contrario, ruotando il mala tra le mani. La sua caratteristica è quindi quella di non venire mai oltrepassata mentre si utilizza il japamala per la meditazione.

Tutti le funzioni dei Mala
I Mala servono a contare le ripetizioni dei mantra durante la meditazione. Il mantra è una parola o un suono che viene ripetuto per contribuire alla concentrazione (Dharana) ed è dotato di effetti spirituali specifici.
Sia la tradizione induista che quella buddista danno una grande importanza a questa pratica, che ha un profondo potere di elevazione e purificazione a livello spirituale.
In Estremo Oriente il Mala viene usato anche per cerimonie rituali, mentre in altre regioni è offerto agli ospiti in segno d’onore, accoglienza e protezione.
Oltre ad utilizzarlo per meditare, puoi indossare i Mala tradizionali tutti i giorni come una collana o arrotolati attorno al polso come un bracciale, per ricordarti di rimanere concentrata sul momento presente. Oppure puoi appenderlo in casa per protezione o nella stanza dove pratichi yoga e mediti per portare energie positive.
“Quando viaggi verso un luogo lontano, lungo la strada superi molte pietre miliari. Anche se esse non fossero là, tu raggiungeresti ugualmente la tua destinazione. Ma le pietre miliari ti danno una conferma e ti mostrano che stai andando nella direzione giusta. Quando fai japa le perle sono le pietre miliari e il mala è la strada. Strada e pietre sono essenziali per assicurare che tu raggiunga la tua destinazione psichica. Le perle mantengono attiva la consapevolezza e mantengono il sistema psichico sotto controllo.”
Come si usano i Mala per meditare?
La pratica di Japa è una tecnica di concentrazione estremamente efficace, soprattutto per aiutare i principianti a calmare la mente, che consiste nella ripetizione di un mantra.
Ecco come si fa:
- Tieni il tuo Mala in mano e scorri ogni seme con il pollice e il dito medio (il dito indice è considerato rappresentare l’Ego e pertanto non è raccomandato usarlo per scorrere i semi del Mala) ripetendo il tuo Mantra
- Scorri tutti i 108 semi fino alla fine e arriverai al seme del Guru, l’unico con un diametro più grande degli altri, di solito posizionato vicino al tassello di cotone. Questo ti segnalerà che sei arrivata alla fine delle 108 ripetizioni e ti porta a un momento di riflessione durante la meditazione. Potrai riflettere sulla tua pratica, onorare i tuoi Maestri o semplicemente essere grata/o a te stessa/o per esserti concessa/o questo momento di introspezione e calma.
- A questo punto, non superare il seme del Guru, ma gira il Mala e continua le ripetizioni cambiando direzione.
Quali mantra usare per meditare con il Mala?
Il Mantra è una parola, un suono o una frase ripetuta per aiutarti a mantenere la concentrazione durante la meditazione. Quando si utilizza un Mantra per meditare, si ritiene che le intenzioni e le azioni positive riempiano la mente e riescano ad eliminare la negatività.
Un Mantra può essere una semplice parola che rappresenta le qualità che stai cercando di sviluppare in te stessa, come “Amore”, “Accettazione”, “Forza” o “Leggerezza”, ma si possono ripetere anche delle affermazioni come “Io sono completa/o”, “Io sono forte” o ” Io sono divina/o”.
Se invece vuoi usare una Mantra in sanscrito, la frase Ohm shanti, shanti, shanti è stupenda per iniziare, poiché rappresenta la pace che ci avvolge tutti. Ma ne esistono molti altri come Om Namah Shivaya (che significa “Onoro la divinità che è in me”), Sat Nam (“vera identità”) oppure semplicemente il potente e primordiale suono dell’Om.
Molte persone che praticano sono così fortunate da essere state iniziate ad un Mantra da un maestro. In ogni caso, puoi sempre scegliere di recitare un Mantra che sia significativo per te e che simboleggi ciò che vuoi coltivare nella tua vita. Quando scegli un Mantra devi sempre considerare le motivazioni profonde che ti spingono a meditare.
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Perché i Mala hanno sempre 108 grani?
Il 108 è ritenuto un numero sacro fin dai tempi antichi per numerose religioni. Gli studiosi ritengono che questa tradizione abbia avuto origine in India, ma si hanno riscontri anche in altre culture vicine:
- L’alfabeto sanscrito è composto da 54 lettere, ma di ognuna esistono la versione maschile e quella femminile per un totale di 108 lettere.
- Nella danza tradizionale indiana esistono 108 figure diverse.
- Nello Sri Yantra ci sono 54 marma (“intersezioni di tre linee”), ognuna delle quali ha un lato maschile e uno femminile, in quanto qualità di Shiva e Shakti, per un totale di 108 punti che definiscono lo Sri Yantra, esattamente come i centri energetici nel corpo umano.
Se ti interessa l’argomento, leggi anche l’articolo gli Gli Yantra nella tradizione dello Yoga. - Secondo la tradizione del buddismo tibetano i vizi umani sono 108, pertanto si ritiene che recitare 108 mantra sia un’attività sacra e purificatoria.
- Nella religione islamica si usa il 108 per riferirsi a Dio e per i Jainisti sono 108 le virtù dei santi.
- Sia nel buddismo cinese che nel taoismo, per pregare si usa il su-chu, una catena di 108 grani suddivisa in tre parti da 36 e anche la tradizione Sikh prevede l’uso di un mala di 108 nodi su in filo di lana.
- Secondo la tradizione induista vi sono 108 canali energetici che si intersecano per formare il chakra del cuore, Anahata.
- In natura il rapporto di 108 a 1 è ricorrente: ad esempio il diametro del sole è circa 108 volte quello della terra e la distanza tra la terra e il sole è circa 108 volte il diametro del sole.
Indossare un Mala tutti i giorni
Il Mala è un simbolo di compassione, di armonizzazione del ritmo dell’Individuo con quello dell’Uno ed è molto più di una moda. Questa speciale collana ha il potenziale di arricchire il nostro mondo, non solo durante la meditazione, ma anche nella vita quotidiana.
Poiché come esseri umani sembriamo essere costantemente alla ricerca di qualcosa, la pratica regolare della meditazione Japa può essere un richiamo costante a rimanere sempre presenti a noi stessi, qui e ora, grati per ciò che è e per come ci fa entrare in sintonia con la vibrazione profonda della nostra anima.
Articolo originale del 17/05/’16, aggiornato il 22/12/’17.
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Mala, come si usa la collana per meditare
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Un mala è una misteriosa e magica collana indossata per migliaia di anni da yogi e cercatori spirituali in tutto il mondo. Queste collane sono un simbolo di compassione e favoriscono equilibrio, pace e consapevolezza.
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Il Giornale dello Yoga
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La mala è un supporto che fa da ponte fra il nostro corpo e le energie spirituali. Noi sgraniamo la mala per la recita del mantra Ho’oponopono. Per ogni grano ripetiamo le parole “Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie”. Ripetute almeno per un giro di mala, ovvero per 108 volte, queste parole di energia superiore portano pace interiore e compassione verso noi stessi e gli altri.