
Digiuno, vinci contro i tuoi istinti!
Durante il periodo pasquale ho deciso di praticare un digiuno per due giorni e mezzo. Nel prendere questa decisione, mi hanno ispirato tutti quei mistici e grandi uomini che in passato hanno utilizzato il digiuno per conoscere meglio, più da vicino, ciò che erano veramente.
“Ciò che gli occhi sono per l’esterno, il digiuno lo è per la vita interiore”
Quando descrivo questo genere di “avventure spirituali”, gli amici che non sono sul cammino dello yoga mi guardano come se fossi scemo, chiedendosi come mai faccia qualcosa di così autolesionista e profondamente “innaturale”. Nello specifico del digiuno, mi chiedono il perché di questa privazione. Il cibo ti fa stare bene, mi dicono, e ti mantiene in vita. Mangiare infatti risponde a uno degli istinti più basilari dell’essere umano (comune ad ogni altro essere vivente): l’autoconservazione.

Il motivo e il segreto del digiuno, così come quello di qualsivoglia altra pratica ascetica, è nascosto nella frase precedente: l’istinto. Non mangiare è qualcosa che va contro al tuo istinto animale, è perciò qualcosa che ti spinge lontano dal cerchio di stimolo-risposta, ti tira fuori dalla ruota del Karma. Il digiuno è infatti uno dei motivi per cui l’uomo e l’animale sono diversi. L’uomo può decidere di digiunare, l’animale no.
Per capire propriamente le ragioni di questa pratica, bisogna perciò capire il motivo per cui l’uomo e l’animale sono diversi.
Cosa differenzia l’uomo dagli animali?
L’uomo anche se ha un intenso desiderio sessuale può controllarlo, se ha una fobia può dominarla, se ha fame può digiunare; detto in altre parole, l’essere umano può andare contro il suo istinto. L’animale invece, essendo capace di comportarsi solo secondo il meccanismo di stimolo-risposta, non può farlo.
La storia del dibattito filosofico che si è evoluto nei secoli su quali siano le differenze tra uomo e animale è interessantissima e ricca di accaniti dibattiti tra due schieramenti: quelli che sostengono l’esistenza di una differenza qualitativa tra bestia e uomo e quelli per cui invece le diversità sono di carattere esclusivamente quantitativo. I seguaci della scuola quantitativa dicono che la differenza è dovuta solo ad una maggiore evoluzione dell’uomo, mentre quelli della scuola qualitativa sostengono che l’uomo è sostanzialmente diverso dalle bestie per una serie di fattori (se sei interessato all’argomento ti consiglio la lettura di “Uomo e animale, così diversi…”)

Senza nulla togliere agli animali io mi schiero dalla parte della scuola qualitativa: personalmente penso che l’essere umano abbia una marcia in più rispetto alla bestia (per tutti gli animalisti là fuori, sono vegano, datemi pace!). Nello specifico, a mio avviso, è la nostra capacità di agire contro l’istinto infatti che ci rende “fatti a immagine e somiglianza di Dio” (Genesi).
“Il digiuno del corpo è cibo per l’anima”
La peculiarissima capacità di non essere costretti ad una scelta univoca è qualcosa di straordinario. È la dote, maledetta e benedetta insieme, che dona all’uomo la possibilità di decidere. Maledetta perché, avendo di fronte più di una scelta, apre la strada a dubbi amletici e alla eventualità di sbagliare. Benedetta perché rende l’uomo libero: libero di scegliere, libero di commettere errori, libero di fare la cosa giusta, libero. Va da sé che fare la cosa “giusta”, quando si ha la possibilità di fare la cosa “sbagliata”, ha un valore immensamente più alto di quando questa possibilità non è data.
La società del consumo trasforma l’uomo in bestia
Devo dire con molto dispiacere che oggi la pratica del digiuno, così come il resto delle pratiche ascetiche, è spesso dimenticata (per non dire affossata). La moderna società occidentale in cui viviamo sostiene che l’essere umano, per essere felice, ha bisogno di benessere materiale; da qui deriva il mito del lusso, della comodità, del sesso, della ricchezza, dell’abbondanza (quest’ultima elevata anche a “dote” spirituale! Ne parlo nel mio articolo “Positive Thinking e abbondanza materiale”).
La “società del consumo” infatti vuole ridurre l’uomo a semplice produttore\consumatore. L’unico obbiettivo dell’essere umano, secondo la moderna visione economica, è quello di massimizzare il profitto; attraverso questo meccanismo l’individuo avrà accesso a un maggior numero di beni e servizi per cui otterrà benessere, abbondanza e quindi felicità. Più hai, più sei contento, più sei un “uomo appagato”. La nostra attuale cultura sembra dire:
“Stai a casa spaparanzato sul divano a mangiare hamburger e a guardare ‘Uomini e Donne’ sul tuo flat screen da 82 pollici! Appaga i tuoi sensi! Sesso, cibo e comodità in abbondanza per tutti! E’ questa la vera felicità!”.
E quello che ho appena descritto, per la cronaca, è esattamente quello che istintivamente farebbe un animale: cibo, sicurezza, riproduzione… e poi pennichella!

Questo fenomeno è particolarmente chiaro nelle pubblicità, osservandone una qualsiasi ti puoi facilmente accorgere di quello che ho appena descritto. Lo spot ti suggerisce, alle volte in maniera sottile, altre in maniera più plateale, che acquistando il prodotto pubblicizzato (di cui spesso non hai veramente bisogno) diventerai più attraente sessualmente, benestante o appagato. In sostanza, facendo leva suoi tuoi istinti più bassi, ti dice: compra, soddisfa i tuoi impulsi animaleschi, in questa maniera sarai finalmente felice! Trovo questa visione di una miopia unica!
L’uomo può fare molto più che rimpinzarsi la pancia guardando programmi idioti in TV, anzi, è fatto per fare molto di più, deve fare molto di più!
Come mai l’uomo può andare contro il suo istinto?
Cosa ci rende così speciali da poter fare qualcosa che il nostro istinto ci dice di non dover fare? La risposta a questa domanda sembra scontata, in apparenza banale, tuttavia è profonda come l’assoluto… La differenza tra l’uomo e l’animale è la capacità, esclusivamente umana, di essere cosciente di se stesso.
“Nosce te ipsum – Conosci te stesso”
Noi, gli uomini, sappiamo di esistere! Siamo consapevoli della nostra vita o più semplicemente siamo consapevoli di essere. La capacità dell’ ”io” di conoscere il “sé” è la nostra più grande ricchezza e dannazione (ne parlo anche in “Chi sono io? La meditazione di Ramana Maharshi”, in cui trovi una tecnica per esplorare questo nostro talento). Grazie a questa dote non siamo più esclusivamente limitati all’immanente, a ciò che ci succede di fronte al naso, ma abbiamo accesso all’infinito spazio del trascendente, il regno dello spirito e della nostra vera natura. E’ per colpa di questa dote che temiamo profondamente la morte ed è per merito di essa che siamo liberi!
La capacità di essere consapevoli di sé stessi è indissolubilmente legata ad un’altra nostra dote, quella di essere capaci di astrarci dalla situazione che abbiamo di fronte agli occhi. Ad esempio possiamo, pur avendo una voglia matta di tirare un pugno o uno schiaffo all’automobilista che ci ha bucato lo stop, esimerci dall’usare violenza fisica ed esporre le nostre ragioni in maniera civile; oppure, se siamo a dieta, possiamo evitare di farci tentare da quella meravigliosa torta alla crema; o possiamo astenerci dal cedere alle avance di un collega di lavoro se abbiamo già un partner a cui abbiamo promesso fedeltà. E’ per questo che il famoso metodo del “contare fino a dieci” funziona: nel breve lasso di tempo che ci concediamo prima di intraprendere un’azione istintiva infatti riusciamo (talvolta) a “de-identificarci” o ad astrarci dal contesto particolare in cui ci troviamo e a vedere le cose da un nuovo punto di vista.
L’uomo ha la capacità di cercare la sua vera natura, non sprechiamola!
Limitare i nostri istinti è ciò che ci rende uomini.
L’uomo è diverso dalla bestia quando avrebbe voglia di mangiare e invece digiuna.
L’uomo è diverso dalla bestia quando sceglie di porsi in una condizione difficile per migliorare, invece che stare seduto comodo sul suo divano.
L’uomo è diverso dalla bestia, è fatto a immagine e somiglianza di Dio, quando è capace di dire no, quando è capace di scegliere.
Per questo gli esempi migliori di uomini sono proprio quelli che riescono a rinunciare agli istinti base per cercare qualcosa di più grande.
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”
Seguiamo il consiglio di Ulisse espresso da Dante nella Divina Commedia, consideriamo le nostre nobili origini! Non siamo fatti per rimanere a casa in panciolle e seguire sempre il “percorso di minor resistenza”, siamo uomini, Uomini!
Siamo dotati di strumenti che, se utilizzati correttamente, ci possono portare a fare grandi cose, non solo per la nostra e limitata persona, ma per tutti! Abbiamo la possibilità di seguire un percorso diverso da quello dell’istinto, seguiamolo!
Per rispondere alla domanda con cui ho iniziato questo articolo, “Come mai digiuni?”, vi lascio con questo brano tratto dal “Siddharta” di Hermann Hesse:
Mercante: “E a che serve? Per esempio il digiunare, a che serve?”
Siddharta: “Quando un uomo non ha niente da mangiare, digiunare è la più bella cosa. Se Siddharta non avesse imparato a digiunare, oggi stesso dovrebbe assumere qualche impiego, da te o in un altro posto, perché la fame ve lo costringerebbe. Ma Siddharta può aspettare tranquillo, non conosce impazienza, non conosce miseria, può lasciarsi a lungo assediare dalla fame e ridersene. A questo, signore, serve il digiuno.”
Esploriamo dentro noi stessi, andiamo controcorrente, non prendiamo niente per scontato!
Abituiamoci a non essere schiavi dei nostri desideri, alleniamo la nostra forza di volontà, fatti non fummo a vivere come bruti!
Possiamo farlo! E’ nostro dovere farlo! Facciamolo.
Pubblicato il 4/4/16, rieditato il 12/4/17
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Digiuno, vinci contro i tuoi istinti!
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Per capire le ragioni del digiuno, bisogna comprendere il motivo per cui l’uomo e l’animale sono diversi. Il segreto di questa pratica è nascosto nel...
Author
Giulio Pietro Be
Publisher Name
Il Giornale dello Yoga
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Grazie per questo post, molto profondo e scritto in modo semplice e comprensivo.