fbpx

Chi sono io? La Meditazione di Ramana Maharshi

Chi sono io? La Meditazione di Ramana Maharshi

Normalmente le tecniche di meditazione (o, per essere più precisi, di concentrazione) presuppongono un “oggetto” su cui il praticante deve concentrare l’attenzione. L’oggetto di focus può essere sia esterno, come uno yantra o un mandala, che interno, come il respiro o un mantra. In entrambi i casi ciò su cui ci si concentra è sempre qualcosa di estraneo al soggetto che compie l’azione del meditare, in questa maniera rimane sempre una sostanziale separazione tra Io e l’Altro.
La maggior parte dei metodi di meditazione, quindi, rimangono su un piano dualistico, in cui l’Io (il soggetto) pone l’attenzione su “ciò su cui si medita” (l’oggetto) e compie “l’azione di meditare”.

Ma allora come è possibile giungere a quello stato descritto da Patanjali nei suoi Yoga Sutra in cui il meditatore realizza la sostanziale Unità del Tutto, cioè la comprensione del fatto che il soggetto meditante, l’oggetto della meditazione e l’azione del meditare sono in verità una cosa sola?

La meditazione non dualistica

Illuminante a questo riguardo è il sistema di meditazione proposto da Ramana Maharshi, mistico indiano vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
Dopo aver passato più di 22 anni sul monte Arunachala nell’India meridionale in solitudine e in perfetto silenzio, Ramana ha regalato al resto del mondo un metodo semplice, e allo stesso tempo brillante, per meditare in maniera “non dualistica”. Secondo l’asceta infatti, invece che focalizzare l’attenzione su un oggetto, la concentrazione del meditante dovrebbe essere portata verso sé stessi, verso quella ineffabile e intima sensazione dell’ ”io” o dell’ ”io sono”.
È questa, secondo Ramana, la strada più rapida e diretta per trascendere la manifestazione e far sì che la meditazione porti al di là della dualità. Questo suo metodo prende il nome di “Auto Indagine”.

Arunachala

Come si esegue la meditazione di “Auto Indagine”?

Il metodo è piuttosto semplice:

  • Siediti comodo, nella tua posizione meditativa preferita (Sukhasana, Vajrasana o Padmasana ad esempio).
  • Tieni la schiena dritta, la testa allineata con il torso e rilassa completamente il corpo. (Se ancora non sei un esperto meditatore ti consiglio di leggere anche l’articolo Meditazione per principianti: 10 consigli per cominciare).
  • Cerca di liberare la mente da tutti i pensieri e quando anche la mente è rilassata e svuotata, chiedi a te stesso “Chi sono io?”.

“Ciò che è essenziale in ogni sadhana (pratica spirituale) è il cercare di acchiappare la mente sfuggevole e fermarla su un unico punto di concentrazione. Perché allora non riportarla e fermarla sull’attenzione verso noi stessi, verso quella pura sensazione dell’Io? Questa pratica è atma-vichara (Auto-Indagine). Questa pratica è l’unica cosa necessaria.”

Ramana Maharshi

Guru

Anche se la tecnica di per sé sembra banale, in realtà può permetterti di avere esperienza diretta della realtà ineffabile che sta dietro alla manifestazione.
In ogni caso, per fare in modo che la domanda sia capace di risvegliare la tua vera natura o, per dirlo in altre parole, per eseguire la tecnica in maniera efficace, è necessario fornire qualche chiarimento sulle attitudini da tenere durante la meditazione.
Di seguito trovi degli utili consigli per eseguire al meglio la tecnica di Auto Indagine.

1. Non ci sono risposte razionali alla domanda “Chi sono io?”

Quando rispondi a te stesso “Ecco, finalmente ho capito chi sono…”, stai concettualizzando qualcosa che, per sua stessa natura, è inafferrabile con la mente. L’attitudine che deve essere coltivata invece è quella di rimanere in uno stato di Attenzione aperta, libera da ogni preconcetto o pregiudizio. In questo modo lasci spazio al tuo vero essere di manifestarsi nella sua pienezza.

Meditazione Scale

2. La domanda “Chi sono io?” deve lasciare stupiti e meravigliati

La ricerca di quello che siamo veramente crea naturalmente meraviglia e stupore. Questo avviene perché la comprensione dell’”Io Sono” sfugge a qualsiasi tipo di cognizione mentale precisa. La realizzazione della vera natura dell’esistenza non può essere capita dall’intelletto ma può essere soltanto intuita.
Detto in altri termini, la risposta alla fondamentale domanda “Chi sono io?” non viene dal cervello, ma dal cuore!

3. “Chi sono io?” non è un mantra

Il metodo di Auto Indagine non consiste nel ripetere la domanda “Chi sono io?” come fosse un mantra o una formula magica con il potere di farci raggiungere l’illuminazione. La domanda dovrebbe indicare piuttosto quell’ineffabile pace e silenzio che sono parte integrante del nostro essere. Per questa ragione è assai più efficace domandarsi “Chi sono io?” con un’attitudine di ricerca, piuttosto che fermarsi alla mera ripetizione mentale della frase.

4. La risposta alla domanda è “né questo, né quello”

La domanda “Chi sono io?” incita a meditare verso qualcosa che non può essere né visto, né toccato, né afferrato intellettualmente, per questa ragione la mente tende a cercare di spiegare o concettualizzare l’impalpabile esperienza dell’Essere.
In questi casi è bene rispondere a sé stessi con la famosa negazione vedica “Neti, Neti” (dal sanscrito, “né questo, né quello”). Questa era la frase che veniva ripetuta dai maestri vedici quando i loro allievi chiedevano “Sono forse questo..? O magari sono quello..?”.
Solo nel momento in cui la mente è vuota da qualsivoglia concetto è possibile accedere alla conoscenza diretta di ciò che siamo veramente.

Ramana Maharshi

5. Seguire la certezza della propria esistenza verso la sua origine

Se qualcuno ti chiede “Chi sei tu?” puoi essere in dubbio sulla risposta da dare, ma se la domanda che ti viene posta è “Tu esisti?” non vi è alcun dubbio!
Proprio per questa ragione Ramana raccomandava di seguire la certezza della propria esistenza e liberarla da ogni falsa identificazione. L’intima sensazione collegata al “Io sono” o “Io esisto” è proprio ciò che la domanda “Chi sono io?” dovrebbe indicare.
Non ti preoccupare, anche se all’inizio questo approccio ti sembrerà difficile o vago, ti assicuro che la pratica di questa tecnica ti porterà chiarezza, cambiando la tua comprensione su te stesso e sul mondo che ti circonda.

6. Mantenere la domanda nel cuore

La domanda “Chi sono io?” dove essere ripetuta con sincerità il più spesso possibile e non deve essere soltanto la mente a domandarselo, altrimenti si rischia di ricevere una risposta connessa con qualcosa che già sappiamo di noi stessi.
Lascia che sia il tuo cuore, con il suo sottile e ineffabile modo di comunicare, a sussurrarti la risposta silenziosamente!

Cuore - Chi sono io?

7. Meditare anche quando non si sta meditando

Una volta che cominci a meditare con questo metodo, prova a rievocare anche nella vita di tutti i giorni quella sensazione di silenzio e pace che potresti aver provato durante una pratica.
Mentre sei al lavoro, stai guidando verso casa o sei arrabbiato per qualcosa, prova a chiederti “Chi sono io?” e a distaccarti, a “vedere da fuori” la situazione in cui ti trovi. Questo ti aiuterà ad essere “presente” non solo mentre fai yoga sul tappetino, ma anche nella vita di tutti i giorni! A riguardo leggi anche l’articolo Yoga oltre il tappetino. 

Se ti senti inspirato da questa tecnica di meditazione, ma non riesci a praticarla perché hai poco tempo, pensi sia troppo difficile o di avere troppi pensieri, ti consiglio la lettura del bell’articolo “Meditazione fra ostacoli, luoghi comuni, poesia e scienza”.

Articolo originale del 1/04/2016, aggiornato il 14/04/2017.

Summary
Chi sono io? La Meditazione di Ramana Maharshi
Article Name
Chi sono io? La Meditazione di Ramana Maharshi
Description
Il metodo è piuttosto semplice: siediti comodo, con la schiena dritta....quando anche la mente è completamente rilassata, chiedi a te stesso “Chi sono io?”...
Author
Publisher Name
Il Giornale dello Yoga
Publisher Logo

Circa l'autore

Insegnante Hridaya Yoga certificato da Yoga Alliance, praticante e studioso.
Attualmente vive nel Veneto dove studia come migliorare la comunicazione nell'era digitale ed è uno dei fondatori di "Il Giornale dello Yoga".

guest
4 Commenti
più nuovo
più vecchio più votato
Inline Feedbacks
View all comments
Maddalena
Maddalena
1 anno fa

Ho trovato questo articolo stupendo. Sono d’accordo con tutto. L’unica cosa che suggerisco è di modificare la parola “deve” perché facile aggancio per la pretesa o ansia egoica. I punti 6 e 7 paradossalmente sono i più emozionanti, per me la chiave è lì. Grazie di cuore, salvo questo articolo. PS: se vuoi interagire con me, mi trovi su https://www.bhaktimaddalena.com/

pierpa
pierpa
5 anni fa

Ciao,il percorso meditativo che pratico mi indica un’altra risposta all’io sono..io esisto.Anzi,dal momento che metto sto’ io,……..una risposta a chi sono io è…..un .testimone……,oppure piu su…….. coscenza osservante..Logicamennte questo è un punto di vista,.una scuola di pensiero.Saluti Pierpa..

Chiara Spinetti
Chiara Spinetti
6 anni fa

Bravi, bell’iniziativa! Fresca, autentica, piacevole, leggera ma rigorosa e profonda al tempo stesso

Ads

Pagina Facebook

Ads