
Anahata, il quarto chakra
Anāhata è il più complesso e il più discusso tra i chakra, poiché collega la dimensione fisica a quella spirituale. Converte l’energia sottilissima dei centri superiori per consentirle di manifestarsi nei chakra inferiori ed essere percepibile a livello fisico. Inoltre sublima l’energia grossolana proveniente da Muladhara, Svadhisthana e Manipura, i chakra inferiori, in modo che possa manifestarsi in forma di idee, pensieri e ispirazioni.
(Non sai ancora cosa sia un chakra? Leggi l’articolo generale sui chakra, le loro origini e funzioni)
Anahata Significato
Anāhata significa “non colpito” o “non percosso”. Si chiama così per la sua relazione con il cuore, che pulsa pur non essendo percosso da nulla.
Molte scritture parlano di un suono sottile che accompagna la vita, trascendente per natura, senza fine e senza interruzione, simile a quello del cuore che batte fedelmente senza mai fermarsi dalla nascita alla morte.
Anahata è un centro energetico di grande importanza. Si dice che nella nostra epoca sia attivo in diverse persone, ma in realtà si tratta di un inizio di attivazione, non di un vero e proprio risveglio.
Dove si trova Anahata chakra
Anahata è situato nella spina dorsale direttamente dietro al centro del petto. Il suo ksẹtraṁ, il luogo di manifestazione, è nella parte anteriore del petto.
Non dobbiamo però fare confusione: Anāhata chakra non si identifica con il cuore fisico, e nemmeno con il cuore spirituale di cui si parla in molte tradizioni, come lo shivaismo del kashmir, l’esicasmo e il sufismo.
Questo chakra è un centro molto delicato, perché è collegato direttamente con la parte del cervello responsabile di tutte le arti e le scienze creative (pittura, danza, musica, poesia, eccetera).

Simbologia di Anahata chakra
Secondo la maggior parte dei testi tantrici, anāhata è di colore scarlatto intenso. Ha dodici petali e in ogni petalo è iscritta una lettera: kaṁ, khaṁ, gaṁ, ghaṁ, ṅaṁ, caṁ, chaṁ, jaṁ, jhaṁ, ñaṁ, tạṁ e tḥaṁ.
Il campo interno è un esagono che rappresenta l’elemento gassoso, l’aria, vāyu tattva. Questo esagono è costituito da due triangoli che si intersecano, uno con la punta verso l’alto e uno con la punta verso il basso. Quest’ultimo è simbolo dell’energia creatrice, Śhakti, mentre quello con la punta verso l’alto è simbolo della coscienza, Śhiva.
Il veicolo situato all’interno della stella è un’antilope nera, famosa per la sua vigilanza e la sua velocità. Sopra l’antilope è situato il mantra seminale yaṁ, di colore grigio scuro. All’interno del bindu del mantra risiedono le due divinità del chakra: il dio Īśa, splendente come il sole e onnipervasivo, e la dea Kākinī, benefattrice di tutti, di colore giallo, con tre occhi e quattro braccia.
Al centro del pericarpo c’è un triangolo invertito all’interno del quale arde la fiamma eterna che non trema, akhanda jyotir. Secondo alcuni testi tantrici dentro il triangolo c’è uno śivaliṅgam, chiamato bāṇa liṅga, che luccica come oro.
Caratteristiche di Anahata chakra
Anāhata appartiene a maha loka, la prima dimensione immortale. Il suo vāyu è il prāņa, che passa attraverso il naso e la bocca e il suo senso è il tatto. L’organo di senso è dunque la pelle, grazie a cui si percepiscono anche i recettori della temperatura, e che è in larga parte responsabile del piacere sessuale. L’organo di azione sono le mani.

Anāhata è collegato a manomayakosa, che controlla la mente e le emozioni, le mani e i piedi. Secondo la tradizione, prāņa vāyu, attivo tra la laringe e il diaframma, controlla funzioni come il battito del cuore, le attività inspiratorie dei polmoni, la deglutizione e la circolazione del sangue. Regola inoltre oltre l’attività assimilativa di nutrienti e altre sostanze dell’intestino tenue, dello stomaco, della pelle e di altri organi e tessuti.
Il risveglio di Anahata per prendere possesso della propria vita
In questo chakra è collocato visṇụ granthi, il secondo nodo, che rappresenta il vincolo degli attaccamenti emotivi, la tendenza a vivere prendendo decisioni sull’impulso delle emozioni e dei sentimenti, anziché alla luce della ricerca spirituale. Con l’armonizzarsi e l’elevarsi delle emozioni, visṇụ granthi si allenta favorendo così il risveglio spirituale.
Secondo gli antichi testi tantrici, in anāhata pensieri e desideri sono esauditi, si realizza quando immaginiamo potrebbe succedere, positivo o negativo che sia. Quindi in anāhata bisogna possedere un fermo controllo suoi propri pensieri e non avere un approccio alla realtà negativo o pessimistico. A questo ci richiama l’animale simbolo del chakra, l’antilope, emblema della vigilanza, pronta a proteggersi o a fuggire quando si presenta un pericolo.
Quando si risveglia anāhata è importante avere un sangha, una comunità di persone che condividono le nostre aspirazioni, che hanno in comune con noi un atteggiamento mentale e spirituale positivo e amorevole. È importante sviluppare la serenità e l’ottimismo, cercare di essere completamente in pace con sè stessi, sul piano fisico, mentale e spirituale.
Qualsiasi situazione, per quanto difficile o dolorosa, può essere il punto giusto da cui partire per un futuro migliore. Dobbiamo avere questo atteggiamento in qualsiasi circostanza. Dobbiamo ricordarci di continuo della nostra vera Natura: “Il mondo intero è dentro di me”, “Io sono in tutti e in ciascuno”.

Anahata, il chakra degli yogi a pieno titolo
Ci sono due modi di affrontare la vita: quello dipendente e quello indipendente.
Fino al livello di manịpūra qualsiasi tipo di attaccamento è un’attestazione di dipendenza. Fino a quando la coscienza è centrata nei chakra inferiori, resteremo del tutto dipendenti dal nostro destino, dal nostro karma. Dal punto di vista affettivo, poiché proiettiamo i nostri bisogni all’esterno, saremo dipendenti dall’amore degli altri. Non basterà risvegliare i chakra inferiori per avvertire una chiara differenza. Ma quando la coscienza ascende oltre il terzo chakra, pur essendo ancora fortemente influenzati dal proprio karma, si comincia ad avere padronanza su alcune situazioni della vita. Si ha la consapevolezza di poter uscire da quella dimensione, ma non si sa come.
I chakra più bassi appartengono al mondo empirico del corpo, della mente e dei sensi. Chi accetta il suo destino come inevitabile non ha ancora trasceso mūlādhāra e svādhisṭḥāna.
Manịpūra è ancora considerato terreno, pur trovandosi al confine tra il piano mortale e quello immortale. Chi si impegna con slancio a forgiare il proprio destino con la forza di volontà incanalata in una direzione positiva, che porta a realizzazione e successo, si trova nella dimensione del terzo chakra. Anāhata invece trascende del tutto questa dimensione empirica. È lo stato in cui si comprende che il karma esiste e ha un effetto concreto, ma si può trascendere. È come lanciare qualcosa in alto nel cielo. Se si riesce a scagliarlo così forte da farlo uscire dal campo gravitazionale, non verrà trascinato al suolo dalle forze magnetiche della terra. In anāhata, grazie al libero arbitrio, la coscienza subisce l’accelerazione di un razzo, e riesce così a superare l’attrazione dei saṁskarā latenti.
Si potrebbe dire che si diventa yogi a pieno titolo solo quando si raggiunge anāhata, perché si ha una coscienza stabile e ci si basa soltanto sulla forza della propria consapevolezza, senza dover dipendere da nulla di esteriore, e nemmeno dalla fede.
Questo articolo è un estratto dell’ebook “Il piccolo libro dei Cakra” di Sighé.
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Le asana di Anahata chakra
La pratica delle asana di Anāhata bilancia ed energizza il chakra del cuore, incrementa la compassione, l’amore per se stessi e per gli altri. Mano a mano che questo chakra è più attivo e aperto si genera nel praticante un sentimento di fiducia e di amore incondizionato verso il mondo, una sensazione di completa libertà.
Ecco la lista di tutte le asana del Giornale dello Yoga che attivano Anahata chakra:
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Anahata, il quarto chakra
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Anāhata è il più complesso e il più discusso tra i chakra, poiché collega la dimensione fisica a quella spirituale. Converte l’energia sottilissima...
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Sighé
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Il Giornale dello Yoga
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