
5 stili di yoga terribilmente “fusion”
La buona notizia: sempre più persone fanno yoga. Quella cattiva: ora che è di moda, cominciano a nascere surreali contaminazioni e ricette “fusion” che nulla hanno a che vedere con l’antica disciplina indiana. Ecco allora i 5 stili che non solo snaturano il senso dello yoga, ma lo trasformano in qualcosa di ridicolo. I cinque stili, in pratica, da cui tenersi alla larga.
Ganja Yoga
«Om Shiva Shankara, Hari Hari Ganja»: recita così il mantra della scuola di Toronto The House of Yoga, che offre un tipo di pratica speciale per chi ama respirare profondamente, inalando non solo ossigeno. Del resto rilassarsi è lo scopo per cui tante persone si avvicinano allo yoga, e qualcosa di simile lo promette la cannabis. Se poi ci mettiamo il risveglio spirituale, le porte della percezione, gli strati di coscienza profonda e la più semplice voglia di regalarsi uno stato di pacioso benessere, ecco che l’abbinamento yoga & fumo non sembra più così azzardato. A Toronto ci credono così tanto da proporre anche diversi Teacher Training intensivi (sold out già quello estivo). A San Francisco vanno oltre e i meet-up di Ganja Yoga sponsorizzano sigarette elettroniche con cui svaporare essenze “rilassanti” e produttori locali di cannabis “bio”.
Doga
Chi può eseguire un perfetto cane a faccia in giù meglio del vostro cane? È quello che devono aver pensato gli ideatori di Doga, ovvero Dog + Yoga. Per chi non riesce a separarsi dallo scodinzolante amico a quattro zampe nemmeno nell’ora di pratica, ecco allora una lezione in cui stirare, respirare e zampettare tutti insieme sul tappetino. Nel video della scuola londinese di Dogamanhy, per esempio, si vedono cagnetti sollevati verso il cielo mentre i padroni eseguono un anjaneyasana, o in equilibrio su un fianco durante un profondo trikonasana. Una donna spiega che il suo cane, durante il Doga, si sente partecipe della vita della padrona e gratificato dal contatto umano. Sul sito, invece, si legge che il Doga aiuta a capire come ci si relaziona a se stessi e con tutte le creature viventi, e permette di abbassare, in sole 6 sessioni, i livelli di stress. Non solo il proprio, signore e signori: anche quello del cane.
Black Yoga
Al grido di «Non potete apprezzare la luce se non siete passati dal buio», le sessioni di Black Yoga si pubblicizzano con scurissime locandine in cui uno scheletro incappucciato medita nella posizione del loto e un altrettanto nerissimo sito. Qui il concept è presto spiegato: «Di fatto è una lezione tradizionale, però un po’ più cupa di quel che in genere si associa allo yoga». Il che vuol dire che Black Yoga, di sede a Pittsburgh, Pennsylvania, è una pratica vinyasa che, al posto di musiche meditative o canzoni pop adattabili a un flow di asana, si srotola mentre dalle casse esce musica drone, noise, stoner metal, ambient, industrial, space doom. I partecipanti appartengono perlopiù alla scena underground della città, i tatuaggi abbondano, i colori meno (poveri chakra). Simile idea per Metal Yoga Bones (locandina: uno scheletro dai lunghi capelli esegue un “guerriero rivoltato”) a Brooklyn, New York, dove la tatuatissima insegnante Saskya Thode conduce un vinyasa con sottofondo Black Metal.

Sup Yoga
Ovvero Stand Up Paddleboard. Visto che i ritiri e le vacanze Yoga & Surf si sono rivelati così popolari negli ultimi anni, popolando le coste di Bali e del Portogallo di muscolosi surfisti pronti a improvvisare un po’ di pranayama davanti al mare prima e dopo l’incontro con le onde, ecco servita la versione fusion, anche per chi ha paura di fare surf. Il SUP Yoga prevede l’esecuzione delle asana sul paddleboard, ovvero la tavola, che ovviamente è a sua volta in galleggiamento sull’acqua. Lo scopo quindi non è più meditare o rendere il corpo armonico e flessibile, ma evitare di cadere in mare perché il peso è un po’ troppo sbilanciato da qualche parte. A pochi anni dal suo lancio, il Sup sembra essere diventato l’acquagym dello yoga, con sorridenti donne in bikini che lo pubblicizzano al sole e vacanze a tema dalla Grecia (Paddle Board Yoga) alla Costa Rica.
Hip Hop Yoga
In caso gli amanti del free style e del rap iniziassero a sentirsi gelosi del Black Yoga, ecco servito l’Hip Hop Yoga, un vinyasa con il parental advisory, per via dei testi espliciti che possono eventualmente disturbare durante una transizione in koundinyasana. Negli studi di Yoga Works, un network che abbraccia una cinquantina di scuole in tutti gli Stati Uniti, lo fanno in una sala riscaldata, in modo da bruciare tossine ancora più intensamente mentre si salta da chaturanga ad adho mukha. A San Diego, la scuola di Maria Sirriya lo associa al tantra (nella sua lettura più commerciale) promettendo “Estatica e sudata libertà”. A Londra invece la scuola Pop Up Practice lo propone al fianco di altre lezioni come lo “Sculpting yoga”, con i pesi, e lo yoga a lume di candela. Ma questo alla prossima puntata.
Per scoprire altri 5 stili altrettanto fuori di testa, vai su Spaghetti Yoga – 5 Derive dello Yoga
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5 stili di yoga terribilmente “fusion”
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C'è chi lo fa regolarmente... Per non parlare di chi pratica in una sala buia al ritmo di black metal e di quelli che meditano tenendo sollevato il proprio cane, magari in equilibrio su una tavola da surf nel mare...
Author
Marina Nasi
Publisher Name
Il Giornale dello Yoga
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Cara Marina. Personalmente, non sono convinto che il farsi una canna ti porti nella condizione migliore per praticare yoga (forse dovrei frequentare un workshop a Toronto). Tuttavia, senza offesa, l’unica ‘deriva occidentale moderna’ che trovo in questo articolo e nell’altro collegato, è la ristrettezza di vedute e di giudizio. Lo yoga è tanto di più di quanto ti immagini, informati. Guarda un documentario sul Kumba Mela e scoprirai che in India gli yogi che fanno uso di cannabis sono milioni e non da oggi. I primi yogi erano shamani che facevano uso di sostanze ben più potenti della ganja. Fra… Continua a leggere »